La consulenza si rafforza attraverso la crisi, ma non è una “delega in bianco” – Fidelity
La fiducia degli investitori europei nei confronti dei loro consulenti finanziari rimane solida, anche se i punti critici non mancano. E’ quanto emerge da una ricerca condotta da Fidelity International con il supporto di TNS-Sofrès per analizzare le aspettative dei risparmiatori del Vecchio continente. Gli investitori hanno in gran parte mantenuto la fiducia nei propri consulenti: un risultato emerso 8 casi su 10 (anche l’Italia si attesta su questi valori). Tra gli aspetti più apprezzati la presenza e la disponibilità dei consulenti, soprattutto in un periodo di grandi stravolgimenti come quello attuale. E proprio attraverso la crisi si è rafforzato il ruolo della consulenza. Nella pratica le decisioni finali relative all’acquisto di prodotti finanziari prese dai risparmiatori europei si sono basate prima di tutto sui consigli professionali di consulenti interni di banche e compagnie assicurative (39%) e di consulenti indipendenti (9%). Circa il 14% degli investitori si è invece basato su pareri e opinioni di amici.
I segnali allarmanti però non mancano: quasi un investitore europeo su 4 (23%) pensa che i consulenti antepongano i propri interessi a quelli dei clienti nella proposta di un prodotto finanziario. Questa tendenza è anche confermata dal fatto che in Europa, nonostante il 47% degli intervistati abbia indicato di avere una conoscenza scarsa o molto scarsa degli investimenti finanziari, il 65% del panel dichiara di prendere autonomamente le proprie decisioni.
“La richiesta dei risparmiatori è – conclude la ricerca – per un allargamento effettivo della possibilità di scelta con una attenta selezione operata dal consulente che, partendo da un universo ampio, riesca a identificare i prodotti che incontrano le esigenze dell’investitore secondo una logica di ‘architettura aperta ma guidata’”.