Confcommercio peggiora le stime: Pil 2014 -0,2%. Consumi e fiducia al palo
Confcommercio ha tagliato le previsioni sul Pil italiano. Secondo il Centro Studi della confederazione, quest’anno il prodotto interno lordo è visto in contrazione dello 0,2%, dal +0,3% stimato in precedenza, mentre nel prossimo dovrebbe crescere dello 0,6% dal precedente +0,9%. I dati sono stati diffusi durante la presentazione dell’Outlook Italia Confcommercio-Censis. Fosche le attese anche sui consumi, previsti crescere di appena lo 0,2% nel 2014 e dello 0,7% nel 2015.
Il quadro emerso in occasione della conferenza stampa non è dei migliori: consumi fermi e clima di fiducia in deterioramento. Dalla ricerca è emerso che per quasi una famiglia su due (il 44%, per l’esattezza) la capacità di spesa è peggiorata, mentre quasi il 70% guarda con incertezza o pessimismo ai prossimi mesi. In questo scenario, anche i modelli di consumo stanno mutando rapidamente e la parola d’ordine è “contenimento delle spese”, ricerca dell’offerta migliore anche e soprattutto attraverso l’uso massiccio di Internet. Anche perché per 13 milioni di famiglie le bollette e le tasse “si mangiano” gran parte del reddito deprimendo ogni propensione a nuovi consumi. E a poco sembra essere servito, finora, il bonus degli 80 euro in busta paga visto che ben il 76% dei percettori non ha mutato in modo sostanziale la capacità di consumo. Quanto al suo utilizzo, invece, il 60,5% lo ha impiegato per comprare prodotti alimentari e il 55,8% per le utenze domestiche.
Guardando al 2015, il 40% pensa che il bonus non cambierà la sua capacità di spesa e il 31% che servirà per pagare le spese fisse. E anche chi avrebbe la possibilità di incrementare consistentemente le proprie capacità di spesa non utilizzerebbe queste risorse per maggiori consumi, preferendo risparmiare: oltre 19 milioni di famiglie sono di questa opinione. Date queste premesse, insomma, sembra difficile poter incentivare i consumi se non con misure diverse dalle poche adottate fino ad oggi. L’Outlook, infine, rende visibile un calo di fiducia anche nei confronti dell’attuale Governo: scende al 58,7% (era il 76,7% nel primo semestre) la quota di chi nutre fiducia sulle possibilità che il governo porti a compimento le risorse annunciate.