Confcommercio: consumi congelati a febbraio, attendono la ripresa
L’indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha registrato, a febbraio, una diminuzione dello 0,7% in termini tendenziali ed una variazione nulla rispetto a gennaio “confermando l’avvio, in atto già da alcuni mesi, di una fase di stabilizzazione che, però, in assenza di miglioramenti sul versante occupazionale e del reddito disponibile, non riesce ancora a tradursi in una ripresa in grado di far ripartire il ciclo economico”. Così Confcommercio che ha pubblicato oggi le sue stime.
La dinamica tendenziale dell’ICC di febbraio riflette una diminuzione dell’1% della domanda relativa ai servizi e dello 0,6% della spesa per i beni. A febbraio 2014, variazioni positive, rispetto allo stesso mese dello scorso anno, si rilevano per la spesa reale in beni e servizi per le comunicazioni (+4,3%), in beni e servizi per la mobilità (+1,4%, il secondo segno positivo nell’ultimo trimestre) e per i beni e servizi ricreativi (+0,4%). Le riduzioni più significative si sono registrate per gli alberghi, pasti e consumazioni fuori casa (-2,1%), i beni e servizi per la casa (-1,9%). Il dato di marzo relativo alle immatricolazioni a privati (famiglie) è ancora negativo “a confermare che i miglioramenti del sentiment faticano a tradursi in incrementi della spesa”.
I dati destagionalizzati mostrano a febbraio una variazione nulla. In termini di media mobile a tre mesi, l’indicatore rimane stabile. Il dato di febbraio riflette un aumento dello 0,2% della domanda per la componente relativa ai servizi e una variazione nulla i beni. Relativamente alle singole macro-funzioni di spesa, in un contesto di generalizzata tendenza alla stabilità, solo per i beni e servizi per le comunicazioni si registra un incremento di un certo rilievo (+0,6%). Per quanto riguarda gli alimentari e le bevande, a febbraio la domanda si è mantenuta stabile.
“L’uscita dalla lunga crisi – sottolinea Confcommercio – andrà misurata soprattutto in termini di ripresa dei consumi. Essi sono un indice di benessere economico migliore del prodotto lordo. E’ opportuno, quindi, ricordare le distanze della spesa reale oggi rispetto ai picchi pre-crisi (il 2007)”. Durevoli, vestiario, alimentari hanno conosciuto le riduzioni più forti in termini reali. Le spese obbligate – abitazione e sanità – sono le uniche a crescere, assieme alle comunicazioni (all’interno di queste ultime i beni per le Tlc sono cresciuti, rispetto al 2007, di oltre il 67%). I consumi sono calati di oltre 80 miliardi di euro: il mercato della mobilità, a causa di auto e carburanti, soprattutto, si è ridotto di oltre 35 miliardi. Abbigliamento e calzature hanno subito perdite per più di 13 miliardi di euro. “Le perdite subite dal mercato dei beni durevoli sono state tali che, nella migliore delle ipotesi, ci vorranno dodici anni per riprendere i livelli del 2007 mentre ne serviranno ben 33 anni, cioè nel 2046, nell’ipotesi peggiore. Una ripresa della spesa alimentare all’1% richiederebbe circa 13 anni per un pieno recupero rispetto ai massimi. Un inatteso boom dei consumi totali costantemente al 3%, permetterebbe un pieno recupero prima della fine del 2016. E’ più un augurio che una previsione”, aggiunge Confcommercio.