Notizie Notizie Italia Con Monti più tasse per 5,5 miliardi di euro in 3 anni: l’allarme delle imprese

Con Monti più tasse per 5,5 miliardi di euro in 3 anni: l’allarme delle imprese

6 Ottobre 2012 10:07

Nel triennio 2012-2014 le maggiori tasse e contributi a carico delle imprese supereranno di 5,5 miliardi di euro gli effetti delle misure fiscali previste a vantaggio delle aziende. E’ la denuncia lanciata dall’Ufficio studi della CGIA di Mestre. Al risultato si giunge sottraendo dai 19 miliardi di tasse e contributi introdotti dal Governo Monti, i circa 13,6 miliardi di euro di alleggerimento fiscale che l’Esecutivo praticherà nel triennio considerato.

“Le più penalizzate dal pacchetto di misure introdotte dal governo Monti – tuona il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – saranno le micro imprese: in particolar modo quelle senza dipendenti che non potranno avvalersi degli sgravi Irap previsti per i dipendenti e dell’ACE (Aiuto alla Crescita Economica), visto che le aziende in contabilità semplificata non potranno applicare quest’ultima misura. Se si considera che il 75% degli imprenditori individuali lavora da solo, si può affermare che gli artigiani e i commercianti che non hanno dipendenti subiranno dei forti aumenti di tassazione non ammortizzati dagli sgravi previsti dal Salva-Italia”.

L’elaborazione, condotta dalla CGIA di Mestre, ha messo a confronto vantaggi e svantaggi fiscali/contributivi introdotti dal Governo in carica.

 
 
 
Gli aumenti di imposta

Con l’IMU, rispetto all’ ICI, il prelievo medio per i negozi e i laboratori è mediamente raddoppiato, mentre per i capannoni si registrano incrementi di imposta che superano il 60%. Oltre all’IMU, nel 2012 sono aumentate dell’1,3% anche le aliquote contributive INPS a carico degli artigiani e dei commercianti. Nel 2013, entrambi i prelievi appena descritti subiranno ulteriori aumenti. Rispetto all’Ici, con l’IMU il prelievo sui capannoni aumenterà di circa l’80%. Ciò è dovuto all’aumento del coefficiente per la determinazione della base imponibile che passa da 60 a 65. Le aliquote previdenziali, invece, subiranno un ulteriore aumento dello 0,45% sino a portare nel giro di qualche anno l’aliquota di questi lavoratori autonomi al 24%.

Le cattive notizie, purtroppo, non finiscono qui. Sempre nel 2013 le imprese faranno i conti con la riduzione della deducibilità dei costi per le auto aziendali che il fisco non riconoscerà più nella misura del 40%, ma solo del 27,5%. Sono circa 7 milioni gli automezzi interessati da questa misura.

Infine, per quanto riguarda la tassa sui rifiuti che verrà rinnovata e si chiamerà TARES, bisognerà versare al Comune una maggiorazione pari a 0,3 euro al mq che i Sindaci potranno aumentare sino a 0,4 euro. Gli imprenditori dovranno quindi pagare questa maggiorazione anche sulla superficie degli immobili destinati all’ attività commerciale/produttiva.

Messe tutte in fila, la CGIA stima che queste misure valgano circa 5 miliardi di euro nel 2012, che diventano quasi 6,7 mld nel 2013 e salgono a 7,3 mld nel 2014. Pertanto, nel triennio 2012-2014 le maggiori tasse e contributi a carico delle imprese saranno pari a poco più di 19 miliardi di euro.

 
 

 

Le misure a vantaggio delle imprese

Sempre nel triennio preso in esame sono stati introdotti dei provvedimenti a favore delle imprese: l’ACE (Aiuto alla Crescita Economica); la deducibilità dell’IRAP (relativa al costo del lavoro) dalla base imponibile IRPEF e IRES; l’aumento delle deduzioni forfetarie (dalla base imponibile) IRAP se tra il personale dipendente vi sono donne o giovani di età inferiore a 35 anni.

Complessivamente queste misure valgono poco più di 2,5 miliardi nel 2012, 5 miliardi nel 2013 e quasi 6 miliardi nel 2014. Nel triennio 2012-2014, l’alleggerimento fiscale sull’intero mondo imprenditoriale sarà pari a quasi 13,6 miliardi di euro.

 

Pertanto, il saldo tra aggravi e sgravi penalizzerà il mondo imprenditoriale per oltre 2,4 miliardi nel 2012, 1,6 miliardi nel 2013 e quasi 1,4 miliardi nel 2014. Nel triennio, quindi, il peso fiscale sulle imprese crescerà di quasi 5,5 miliardi di euro.

La situazione generale è tale che difficilmente le imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, potranno superare questo triennio con un carico fiscale aggiuntivo di questa portata. Non possiamo – conclude Bortolussi – sperare di rilanciare l’occupazione e in generale l’economia se penalizziamo soprattutto le piccole imprese che costituiscono il tessuto connettivo della nostra economia.”