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Commodity in caduta, analisti in allerta

20 Marzo 2008 13:58

Forti ribassi generalizzati stanno investendo le quotazioni di tutte le materie prime. Il processo iniziato tre giorni fa ha accelerato nella notte per proseguire anche oggi. Il calo interessa materie agricole, metalli industriali e preziosi, e anche il petrolio. L’oro quota a 924,10 dollari, in calo del 2,59% dopo aver raggiunto il massimo di sempre solo 3 giorni fa oltre 100 dollari più in alto a quota 1032,7. Il greggio è ritornato sotto i 100 dollari che aveva superato lo scorso 5 marzo per raggiungere il record a 111 dollari. Alle 14.20 il greggio Wti è segnalato a 99,4 dollari, in calo del 3,06%, il rame arretra del 4,32% a 17,310 dollari e l’argento del 6,15% a 17,310 dollari. Tra le agricole frumento e mais cedono oltre il 3% e il cacao addirittura il 10%.


Diverse le chiavi di lettura proposte: dai timori di una riduzione della domanda per effetto del rallentamento mondiali, allo smobilizzo di posizioni speculative da parte degli hedge fund, al ritorno delle quotazioni su valori più giustificati dai fondamentali. “Gli analisti di Mps Capital Markets parlano della possibilità di vendite forzate da parte degli hedge fund per potere versare i maggiori margini richiesti dalle banche”. Una eventualità che da Siena giustificano sottolineando che “i ribassi maggiori hanno interessato proprio le materie prime dove gli speculatori hanno le posizioni rialziste più marcate”, tra cui oro, grano, greggio e metalli industriali. Da Intesa Sanpaolo parlano invece di un movimento che avviene dopo che “negli ultimi mesi le quotazioni si erano mosse in direzione contraria all’evoluzione dei fondamentali” e dopo che si era assistito all’evidenza di “accumulo di forti posizioni speculative sui derivati era emersa quanto meno per il petrolio”.


Per Roberto Malnati, advisor del fondo Asian Century, si tratta di un ribasso telefonato, che potrebbe prendere le mosse da un’ipotesi di sostegno al dollaro. “Il Wall Street Journal – spiega – ha scritto che sempre più americani stanno vendendo dollari per comprare euro, yen, franchi svizzeri oltre che a cercare rifugio nell’oro o nelle materie prime. Sostenere il dollaro contro tutte le altre divise costerebbe una follia, orchestrare uno squeezing di chi è lungo sulle materie prime correlate al dollaro costerebbe invece relativamente poco a chi quei dollari li stampa. Si prova a far scendere le commodities per evitare che il mondo intero si butti su di esse prendendo a prestito (ossia shortando) dollari che si svalutano ogni giorno e guadagnando fortune senza rischi”. Contestualmente alla discesa delle commodity il dollaro si è apprezzato nei confronti delle altre valute. Il cross euro/dollaro si attesta attualmente 1,5445 dopo essere giunto il 17 marzo a toccare 1,59. Cosa aspettarsi da qui in avanti? “Esaurito il premio speculativo pagato – prosegue Malnati – i valori delle commodity non si discosteranno troppo da quelli attuali, ma la speculazione, anche verso il basso, è dura  a morire e i mercati delle commodity sono pilotabili con un pugno di contratti.

 

Gerard Miniack di Morgan Stanley va anche oltre, ipotizzando che la prossima gamba di sottoperformance sarà guidata proprio dalle compagnie attive nelle risorse di base, che a suo dire fanno presagire problemi per i mercati emergenti focalizzati sulle commodity e una battuta d’arresto per le stesse materie prime così come per quelle valute più legate ad esse.