Commodity currencies sugli scudi
L’inattesa decisione della Federal Reserve di confermare il piano di acquisto asset in quota 85 miliardi di dollari sta spostando gli investitori verso gli asset a maggior rendimento e questo movimento sul valutario sta favorendo le commodty currencies, le valute legate all’andamento delle commodity.
Anche grazie alle indicazioni migliori delle attese arrivate dal Pil nel trimestre al 30 giugno, salito del 2,5% annuo contro il +2,3% stimato dagli analisti, il cambio tar il dollaro neozelandese e quello statunitense nel corso della seduta è salito fino a 84,34 centesimi, il livello maggiore dallo scorso 9 maggio. Segno più anche per l’incrocio con il dollaro australiano che si è portato ai livelli che non si vedevano da giugno a 95,23 cents.
Il primo cambio nelle ultime cinque sedute è salito di un punto percentuale in più rispetto all’aussie alla luce del fatto che la Reserve Bank of New Zealand ha già fatto sapere che l’anno prossimo alzerà il costo del denaro mentre l’istituto centrale australiano potrebbe ridurre ancora il tasso benchmark, attualmente fissato al minimo storico del 2,5%. Stando ai dati elaborati da Bloomberg tramite l’analisi dei contratti swap, c’è un 54% di probabilità che la Reserve Bank of Australia ridurrà i tassi entro il prossimo mese di aprile.
In evidenza anche il dollaro canadese che ha visto il cross con il greenback scendere a 1,0181, il livello più basso dal 19 giugno. In questo momento il loonie, dal nome dell’uccello marino raffigurato sulla moneta C$ 1, vede l’incrocio con il biglietto verde salire di quasi lo 0,2% a 1,0238.