Cipro: no del parlamento al prelievo forzoso, gli aiuti arriveranno da Mosca?
No del parlamento cipriota al prelievo forzoso sui conti correnti. Con trentasei voti contrari e 19 astenuti, l’Assemblea dell’isola ha detto no al prelievo forzoso di 5,8 miliardi dai conti correnti necessario a sbloccare il piano di salvataggio da 10 miliardi di euro preparato nel fine settimana dall’Eurogruppo.
Si è quindi avverato quanto previsto dal Presidente cipriota Nicos Anastasiades che nel corso di un’intervista con una radio svedese aveva detto che “il parlamento boccerà questo provvedimento perché è considerato ingiusto“.
Nonostante nelle ultime ore la proposta di escludere dalla tassazione i depositi sotto i 20 mila euro avesse incassato l’appoggio del Fondo monetario internazionale e aperto spiragli per un possibile via libera al provvedimento, il parlamento di Nicosia ha detto no al “ricatto”, come lo ha definito il Presidente dell’assemblea. “Non vogliamo -ha detto Efi Xanthou, segretario per le relazioni internazionali del partito ecologista – che quest’isola sia strangolata per i prossimi 10-15 anni”.
La proposta, che ha scatenato forti proteste anti-tedesche (anche perché, secondo i dati della Banca dei regolamenti internazionali, l’esposizione delle banche teutoniche nei confronti della piccola isola del Mediterraneo è pari al gettito previsto dal prelievo), ha innervosito nelle ultime sedute le piazze finanziarie, preoccupate dalla creazione di un precedente destinato a far ulteriormente scendere la fiducia del mercato nel Vecchio continente.
È in arrivo una montagna di rubli?
A questo punto potrebbe entrare in gioco la Russia che, alla luce dei forti interessi detenuti nell’isola (da tempo uno dei paradisi fiscali preferiti dagli oligarchi), negli ultimi giorni ha fortemente criticato le misure previste dal bailout. Oggi il Ministro delle Finanze cipriota, Michael Sarris (che ha smentito le indiscrezioni relative le proprie dimissioni), era a Mosca per incontrare Vladimir Putin ed “esplorare altre possibilità di finanziamento destinate a ridurre il peso delle misure straordinarie”.
Nel complesso però, anche alla luce degli scarsi risultati raggiunti in nove mesi di trattative, gli analisti guardano con scetticismo a un intervento del Cremlino e l’ipotesi più probabile è rappresentata da un braccio di ferro con le autorità europee che potrebbe anche spingere Nicosia fuori dalla moneta unica.