Cinque motivi che spingono gli investitori a preferire gli ETF
Secondo uno studio di Greenwich Associates sono in costante aumento gli investitori che scelgono gli ETF per gestire la volatilità associata a specifici eventi di mercato
Brexit e non solo. Nell’ultimo anno si sono susseguiti diversi eventi chiave in grado di condizionare fortemente il mercato e sempre più investitori istituzionali utilizzano gli ETF per gestire la volatilità associata a tali eventi e predisporre un portafoglio potenzialmente in grado di sovraperformare il mercato. Un report di Greenwich Associates commissionato da Blackrock evidenzia come le compagnie di assicurazione sono ora i principali utilizzatori di ETF, superando gli asset manager. Quasi sei fondi pensione su 10 ora utilizzano gli ETF, rispetto al 40% dell’anno precedente. “Gli ETF sono utilizzati da una gamma sempre più diversificata di investitori – rimarca Fergus Slinger, Co-Head of iShares Sales EMEA di BlackRock – . Gli istituzionali stanno adeguando il loro approccio di investimento in risposta alle mutevoli dinamiche di mercato, tra cui l’attività della Banca Centrale, la maggiore volatilità del mercato in occasione di eventi come la Brexit e le elezioni statunitensi, unitamente alle continue sfide di liquidità per il reddito fisso”.
La carta ETF si sta rilevando quindi una scelta preferenziale per quegli investitori alla ricerca di strumenti efficienti nella gestione della volatilità del mercato, ma anche per sostituire altri strumenti di investimento quali futures e swap o accedere alle asset class potenzialmente sovraperformanti che nel 2017 si ritiene possano essere azionari sviluppati ed emergenti.
Dall’indagine Greenwich Associates emerge l’utilizzo prioritario degli ETF per aggiustamenti tattici (73% degli intervistati), seguiti da diversificazione internazionale (57%), allocazione core (55%). A detta di Emanuele Bellingeri, responsabile iShares per l’Italia, intervenuto nel corso della presentazione della ricerca di Greenwich Associates, la natura stessa degli ETF li rende ideali per costruire proprio la parte core del portafoglio. Bellingeri ha poi rimarcato il forte trend legato al reddito fisso con il 2016 che ha già visto un raddoppio delle allocazioni in ETF obbligazionari (27% rispetto al 14% del 2015). Utilizzo confermato dai dati di raccolta di inizio 2017: flussi record nei primi due mesi del 2017 per gli ETF obbligazionari pari a 31 mld di dollari.
5 fattori che spiegano la corsa agli ETF
I risultati del report di Greenwich Associates rivelano in tutto cinque fattori che spiegano le motivazioni della progressione nell’adozione di ETF da parte degli istituzionali europei:
1. Migliorare la liquidità, in particolare a livello di allocazioni obbligazionarie: nel 2016 la quota di investitori istituzionali che utilizzavano gli ETF per la gestione della liquidità ha raggiunto il 45%, rispetto al 36% nel 2015. La gestione della liquidità è probabilmente il fattore trainante dell’uso di ETF obbligazionari per nuovi utilizzatori, con un istituzionale su 10 che prevede di utilizzare tali fondi per la prima volta nel 2017. Questo avviene in un momento in cui gli investitori hanno evidenziato riduzioni di liquidità del mercato obbligazionario a causa dei requisiti patrimoniali bancari imposti da Basilea III.
2. Gestire la volatilità associata ad eventi di mercato, tra cui la Brexit: la percentuale di istituzioni che utilizzano gli ETF nella gestione del rischio o per operazioni di copertura è salita al 36% nel 2016 (28% nel 2015). Secondo Greenwich, questo aumento è la risposta all’accresciuta gestione della volatilità associata alla Brexit e alle modifiche strutturali dei mercati obbligazionari europei e globali.
3. Integrare e sostituire altri strumenti di investimento: nel 2016 un terzo degli investitori istituzionali ha sostituito le esistenti posizioni in futures con un ETF, tendenza probabilmente destinata a continuare con la metà degli utilizzatori di ETF in attesa di attuarla quest’anno. Gli asset manager e le compagnie di assicurazione stanno guidando questa tendenza.
4. Navigare in uno scenario di bassi tassi di interesse gestendo il rischio: i tre quarti degli attuali utenti di ETF smart beta prevedono di aumentare le loro allocazioni nel 2017, alla luce di aspettative di un duraturo contesto di bassi tassi e di un incremento della volatilità. Questo dato è considerevolmente cresciuto rispetto all’anno precedente (57%). Gli asset manager sono coloro che più probabilmente aumenteranno le loro allocazioni, con quattro su cinque che si dichiarano intenzionati.
5. Accedere a mercati potenzialmente sovraperformanti nel 2017: l’86% degli investitori istituzionali utilizza gli ETF azionari, di cui un terzo pianifica di aumentare la sua allocazione azionaria nel 2017. Secondo gli intervistati l’azionario dei mercati sviluppati (47%) e l’azionario dei mercati emergenti (29%) saranno le asset class con i migliori rendimenti entro la fine del 2017.
“Gli ETF sono strumenti molto efficaci – argomenta Slinger – che consentono agli investitori di gestire queste sfide e contribuire a generare rendimenti adeguati al rischio nel modo più efficiente possibile. Questo ha portato ad un uso diffuso degli ETF, concentrato inizialmente sui portafogli azionari, ma in graduale evoluzione come parte integrante di investimenti istituzionali nell’obbligazionario. Nel 2017 osserviamo anche uno spostamento verso gli ETF con esposizione sulle commodity, asset reali che iniziano a beneficiare di una migliore crescita e della reflazione prevista”.