Notizie Notizie Italia Censis: in Italia redditi ai livelli di venti anni fa

Censis: in Italia redditi ai livelli di venti anni fa

7 Dicembre 2012 11:31
Un’Italia più povera, più arrabbiata, che cerca una via per sopravvivere. Un Paese che rischia di veder ridursi il suo ceto medio e non riesce a comunicare la sua protesta ai vertici della politica. La descrizione dell’Italia fatta dal Rapporto Censis 2012 sulla situazione sociale italiana assomiglia a quella di un Paese da ricostruire, in buona parte. 
Il reddito degli italiani torna ai livelli del 1993
“Il reddito medio degli italiani si riduce a causa del difficile passaggio dell’economia – recita il rapporto – ma anche per effetto dei profondi mutamenti della nostra struttura sociale che hanno affievolito la proverbiale capacità delle famiglie di produrre reddito e accumulare ricchezza”. Ed è una situazione nuova, visto che il reddito è cresciuto per tutti gli anni ’90 ma dal 2007 – anno di inizio della crisi – si è ridotto ai livelli del 1993. Ciò ha costretto le famiglie italiane, oltre a rinunciare al risparmio, a mettere in atto strategie di sopravvivenza: “Due milioni e mezzo di famiglie hanno venduto oro o altri oggetti preziosi negli ultimi due anni, 300mila famiglie mobili e opere d’arte, l’85% ha eliminato sprechi ed eccessi nei consumi, il 73% va a caccia i offerte e alimenti poco costosi”. 
La crisi sta cambiando le abitudini degli italiani
Da una parte pertanto, una riduzione degli eccessi che può essere virtuosa, dall’altra è il capitale delle famiglie ad essere intaccato. “Il 62,8% degli italiani – nota ancora il rapporto – ha ridotto gli spostamenti in auto e scooter per risparmiare benzina”. La crisi del comparto auto ne è amara conferma mentre “c’è un boom delle biciclette: più di 3,5 milioni di due ruote vendute in un biennio”. 
La crisi sta cambiando l’Italia e le abitudini degli italiani con la diffusione delle tecnologie internet per gli acquisti, l’adesione a gruppi d’acquisto, l’utilizzo del noleggio e del car-sharing per i trasporti. 
I cambiamenti non possono non riguardare anche il mercato del lavoro: “Con il prolungarsi della crisi e dei suoi effetti sull’occupazione e sul benessere delle famiglie, cominciano a emergere segnali di riposizionamento dei giovani rispetto alle scelte di studio e di lavoro. Nel corrente anno scolastico è aumentato dell’1,9% rispetto all’anno precedente il peso delle preiscrizioni agli istituti tecnici e professionali. Le immatricolazioni all’università sono diminuite del 6,3% e i dati provvisori relativi al 2011-2012 segnano un’ulteriore contrazione del 3%. La crisi ha evidenziato come la laurea non costituisca più un valido scudo contro la disoccupazione giovanile”. 
Gli italiani hanno insomma, secondo il Censis, messo in campo tutte le risorse finanziarie, tutti gli espedienti per salvaguardarsi dalla crisi. Hanno cercato di risparmiare dove si può, ma con spazi sempre più ristretti, hanno dovuto rinunciare a ben più di qualche cosa o almeno rinviare i consumi. Per il Censis sono le tre “r” di questa Italia: risparmio, rinuncia e rinvio. 
La rabbia e il sentimento antipolitico
Di fronte a questo tsunami che ha travolto il panorama dei cittadini italiani ma non ancora le strutture fondamentali del Paese come la famiglia, l’inettitudine della classe politica che genera rabbia: “Il crollo morale della politica e la corruzione sono ritenute le cause principali della crisi: lo pensa il 43,1% degli italiani. Segue il debito pubblico legato a sprechi e clientele (26,6%) e l’evasione fiscale (26,4%). La politica europea e l’euro vengono dopo (17,8%), così come i problemi delle banche (13,7%). Il sentimento più diffuso tra gli italiani in questo momento è la rabbia (52,3%), poi la paura (21,4%), la voglia di reagire (20,1%), il senso di frustrazione (11,8%).  Le paure per il futuro sono innanzitutto la malattia (35,9%) e la non autosufficienza (27%), poi il futuro dei figli (26,6%), la situazione economica generale (25,5%), la disoccupazione e il rischio di perdere il lavoro (25,2%). “