News Lavoro Cassa integrazione costerà caro, il calcolo della perdita in busta paga. Penalizzati i redditi più alti

Cassa integrazione costerà caro, il calcolo della perdita in busta paga. Penalizzati i redditi più alti

Pubblicato 28 Aprile 2020 Aggiornato 19 Luglio 2022 17:21
La busta paga per i tanti lavoratori finiti in cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, a causa del Covid-19 sarà molto magra in questi mesi. L'assegno che un lavoratore, rimasto a casa per effetto del coronavirus e finito in cassa integrazione, riceverà sarà in media del 36% più basso della sua retribuzione netta, ben oltre il 20% della decurtazione minima per legge. E la perdita tende a salire più è alto lo stipendio. Si va, infatti, da una decurtazione media del 25% per le professioni non qualificate ad una del 45% per professioni scientifiche e di elevata specializzazione. Sulla base delle stime elaborate dall’Osservatorio Statistico Consulenti del Lavoro a partire dai dati Istat, solo il 39% dei cassintegrati riceverà un taglio minimo del 20% rispetto al salario mensile, come previsto dalla legge. Per la maggioranza dei lavoratori che beneficiano degli ammortizzatori sociali, la perdita in termini reddituali sarà invece molto più alta e pari, in media, al 36%: di fronte a una retribuzione mediamente di 1.324 euro al mese, si riceverà un assegno di 851 euro, inferiore di ben 472 euro. Ma la perdita tende a salire più è alta la retribuzione del lavoratore interessato dal trattamento. Si va, dunque, da una decurtazione media del 25% per le professioni non qualificate ad una del 45% per professioni scientifiche e di elevata specializzazione. Le professioni maggiormente interessate dai tagli, sono quelle a più alta qualificazione, a partire da quelle intellettuali e ad elevata specializzazione, per le quali si stima che l’assegno di cassa integrazione risulterà inferiore di 764 euro rispetto alla retribuzione netta, pari ad una decurtazione del 45%. A seguire le figure tecniche riceveranno 646 euro in meno, pari ad una decurtazione del 41% sulla retribuzione netta. Anche le professioni intermedie, con retribuzioni nette mensili attorno ai 1.300 euro, superano in gran parte i massimali previsti dalla normativa e riceveranno pertanto un trattamento inferiore del 33% del loro stipendio, con una perdita di 428 euro per le professioni esecutive del lavoro d’ufficio (le cui entrate medie mensili passeranno da 1.292 a 863 euro) e di 431 euro per gli artigiani e operai specializzati. Simile la situazione di operai, conduttori impianti e macchine, le cui entrate saranno decurtate del 35%, passando da 1.383 euro a 902 euro.