Cambia volto la manovra di Ferragosto: via il maxi prelievo e mini stretta sulle pensioni
Cambia completamente volto la manovra di Ferragosto. Il vertice di Arcore ha stravolto il decreto varato lo scorso 12 agosto dal Consiglio dei Ministri: via il contributo di solidarietà, salvi i piccoli Comuni, stretta sulle pensioni, Province eliminate e Parlamento dimezzato attraverso una riforma costituzionale. Escluso l’aumento dell’Iva ordinaria, dato quasi per certo alla vigilia del vertice di Arcore. Sono queste, in sintesi, le principali novità della nuova manovra che dovrà portare al pareggio di bilancio entro il 2013, come imposto dalla Banca Centrale Europea e dall’Unione Europea. Secondo i primi calcoli, all’appello mancano circa 4-4,5 miliardi di euro per raggiungere i 45,5 miliardi di euro che il Governo dovrà recuperare con il decreto.
Contributo di solidarietà. Salta definitivamente il maxi prelievo sulle fasce di reddito medio-alte. Nel decreto varato lo scorso 12 agosto dal Consiglio dei Ministri era presente un contributo di solidarietà (3,8 miliardi di euro erano gli effetti calcolati nel prossimo triennio) a carico dei redditi medio-alti. Per quanto riguarda i dipendenti privati era previsto un prelievo del 5% sopra i 90 mila euro e del 10% per la parte eccedente i 150 mila euro (come applicato dalla manovra 2010 per i dipendenti pubblici). Completamente cancellata, quindi, una norma che era stata fortemente criticata da entrambi gli schieramenti politici. Il contributo resta in vigore per i dipendenti pubblici (senza carichi familiari), per le pensioni alte e per i parlamentari.
L’Iva non si tocca. Berlusconi, Bossi e Tremonti hanno deciso così. Eppure alla vigilia del vertice di Arcore, stando alle indiscrezioni di stampa, era dato per certo un aumento dell’Iva ordinaria dell’1-1,5%. Una misura che avrebbe portato nelle casse dello Stato circa 5 miliardi di euro e che aveva trovato la dura opposizione dei commercianti. La Confcommercio aveva infatti dichiarato che un eventuale aumento dell’Iva avrebbe causato effetti depressivi sui consumi e un impatto negativo sul Pil.
Enti Locali. Questo è un capitolo denso di novità. Si comincia dall’alleggerimento di circa 2 miliardi di euro (più un miliardo dalla Robin Tax) dei tagli a Comuni, Regioni e Province. Si passa per la soppressione della norma che cancellava i Comuni sotto i 1.000 abitanti. Resta, quindi, l’accorpamento dei servizi per i piccoli Comuni. Si finisce con la novità più intrigante: il taglio di tutte le Province attraverso una riforma costituzionale. I risparmi, stimato in 2 miliardi di euro, non scatteranno però con la manovra perché l’iter di un dl costituzionale è assai lungo: doppia votazione tra Camera e Senato.
Mini-stretta sulle pensioni. Alla fine è arrivata anche una stretta sulle pensioni. Ai fini del calcolo di anzianità, non si potranno più riscattare il servizio militare o gli anni di università, che verranno comunque computati per il calcolo delle pensioni. Questo intervento vale 500 milioni di euro nel 2013 e 1 miliardo nel 2014.
Robin Tax. Il Governo non ha presentato ieri alcun emendamento alla Robin Hood Tax in un passaggio cruciale per l’approvazione della manovra finanziaria. Viene quindi scongiurato l’impatto sui settori autostradale e delle telecomunicazioni, ma confermato l’impatto su tutta la filiera dell’energia (rinnovabili incluse) con un’influenza particolarmente forte a regime per Terna e Snam Rete Gas.
Altre misure. Sono previste nuove misure fiscali allo scopo di contrastare l’abuso di intestazioni e interposizioni patrimoniali elusive. Nuovi poteri saranno assegnati ai Comuni per contrastare l’evasione, ma al momento non è possibile quantificare gli esiti di questo punto della manovra. Stesso discorso per la riduzione delle misure di vantaggio fiscale alle società cooperative.