Caccia al rendimento con gli ETF ad alto dividendo
Investitori sempre più a caccia di rendimenti. Negli ultimi 12 mesi l’intonazione dei mercati si è mantenuta sostanzialmente positiva se si fa eccezione per il corposo ritracciamento del mese scorso, ma gli investitori hanno dimostrato una crescente tendenza a mantenere un occhio di riguardo per le azioni ritenute “più sicure”. Si è infatti consolidata la corsa alle società che staccano corposi dividendi. Il loro appeal è favorito dal permanere, soprattutto in Europa, di deboli prospettive di crescita economica. A tal riguardo gli esperti di Morgan Stanley mettono in risalto che i dividendi in genere resistono più degli utili nelle fasi di recessione con il 40% delle cedole che proviene dai settori difensivi, mentre solo il 21% riguarda i finanziari.
Tra le opzioni a disposizione c’è sicuramente quella degli ETF con esposizione a società con alti dividendi. I fondi quotati a replica passiva esibiscono il vantaggio di garantire una diversificazione istantanea dell’investimento rispetto all’opzione di puntare su singoli titoli ad elevato dividendo. A maggio gli ETF focalizzati sul fattore dividendo hanno registrato 3,7 miliardi di dollari di afflussi che rappresenta il nuovo livello record su base mensile (dati dell’ETP Landscape Report di maggio di BlackRock). Considerando i primi 5 mesi del’anno, gli afflussi totali hanno raggiunto i 14,5 mld. “Si tratta di una soluzione interessante – osserva Scott Ebner, head of global product development di SSgA – da inserire all’interno di un portafoglio al fine di assicurarsi una potenziale rivalutazione dei capitali investiti, specialmente in questo contesto di bassi rendimenti”.
Vari criteri di selezione dei titoli
Questa tipologia di ETF presenta diverse sfaccettature per quanto concerne le modalità di selezione dei titoli che entrano a far parte degli indici sottostanti. Sul mercato ETFPlus di Borsa Italiana sono complessivamente dodici gli ETF ad alto dividendo che si rifanno a indici su mercati globali o su specifiche aree geografiche proposti da iShares, Lyxor, Deutsche Bank e State Street Global Advisors (vedi tabella). La quasi totalità di questi ETF prevede la distribuzione del dividendo e in molti casi lo stacco cedola avviene più volte durante l’anno (semestrale o trimestrale). L’Euro Stoxx Select dividend 30, l’indice preso a riferimento da diversi ETF per prendere posizione sulle azioni dell’area euro ad alta cedola, è ponderato in base al dividend yield e include al suo interno le società dell’eurozona che hanno un tasso di crescita del dividendo storico non negativo negli ultimi cinque anni e un rapporto tra dividendo e utile netto per azione inferiore o uguale al 60%. Quest’ultima condizione è propedeutica alla selezione di azioni di società caratterizzate da una prudente gestione degli utili. Stessi criteri di selezione per l’indice Stoxx Europe Select Dividend che vede anche la presenza di azioni europee non facenti parte dell’eurozona, in particolare quelle britanniche. Una struttura differente dai classici select dividend è quella del Lyxor ETF Euro Stoxx 50 Dividends che replica un indice composto da cinque future sui dividendi delle società presenti nell’Euro Stoxx 50, riflettendo quindi le aspettative di distribuzione dei dividendi da parte delle principali blue chip europee. Questo ETF risulta consigliato soprattutto per investitori sofisticati che ritengono che il mercato attualmente sottostimi l’entità dei dividendi futuri.
Sostenibilità della cedola
L’obiettivo di pervenire a una remunerazione periodica dell’investimento superiore alla media del mercato non deve prescindere dalla valutazione della sostenibilità dell’elevato dividend yield garantito dalle società. “Nel momento in cui si acquistano dei titoli, la motivazione non può essere attribuita solo ai dividendi – è l’opinione di Hersh Cohen, co-chief investment officer presso ClearBridge (gruppo Legg Mason) – . Il vero vantaggio dei dividendi nel corso del tempo consiste nella capacità di aumento proprio in quanto parte integrante della crescita di lungo periodo di un’azienda”. Gli ETF Aristocrats proposti da State Street pongono l’accento proprio sulla sostenibilità della cedola guardando al dividend yield in maniera dinamica e nel lungo periodo. Lo SPDR S&P US Dividend Aristocrats ETF seleziona i 60 titoli che negli ultimi 25 anni hanno presentato una costante crescita del dividendo. Uno sguardo anche alla diversificazione con nessun singolo settore che può pesare più del 30% e un singolo titolo non più del 4%. Lo SPDR Euro Dividend Aristocrats ETF ha invece come sottostante titoli di aziende che hanno mantenuto una politica di dividendi stabile o in crescita negli ultimi dieci anni. In più, aziende che distribuiscono dividendi superiori al 10% non vengono prese in considerazione perché il track record storico dimostra come tali livelli siano insostenibili nel lungo periodo, e questo introdurrebbe incertezza. Di SPDR ETF anche l’unico ETF in Italia sui dividendi dei mercati emergenti (SPDR S&P Emerging Markets Dividend ETF) che presenta come sottostante un indice composto da 100 azioni quotate in 20 diversi mercati emergenti e che presentano dividendi in crescita negli ultimi tre anni.