Notizie Notizie Italia Bpm: parte lo scontro Giarda-Dini per la presidenza, in arrivo le liste

Bpm: parte lo scontro Giarda-Dini per la presidenza, in arrivo le liste

21 Novembre 2013 08:47

L’assemblea del 21 dicembre per la nomina del nuovo consiglio di sorveglianza di Banca Popolare di Milano (Bpm) vedrà lo scontro tra Piero Giarda, ex ministro per i rapporti con il Parlamento, e l’ex primo ministro Lamberto Dini. Entrambi candidati presidenti, il primo sarebbe sostenuto in modo compatto da tutti i sindacati bancari nazionali (Fabi, Fiba, Fisac e Uilca) mentre Dini potrà contare sul sostegno di Raffaele Mincione, secondo azionista di Bpm tramite Time & Life con una quota di circa l’8% e, a detta di alcune voci, anche su alcuni ex esponenti degli Amici della Bpm. Secondo le recenti indiscrezioni di stampa, Giarda avrebbe intenzione di proporre un programma fondato sulla difesa del modello cooperativo della Bpm; al contrario Dini punterebbe al cambiamento di governance, tanto sostenuto dalla Banca d’Italia.

In merito alle altre liste, le indiscrezioni fanno il nome di quella che dovrebbe essere presentata dal Comitato soci non dipendenti di Piero Lonardi e un’altra spinta da Investindustrial di Andrea Bonomi, attuale presidente del consiglio di gestione di Bpm, e che concorrerà per i due posti riservati dallo Statuto agli investitori istituzionali. Il termine per presentare i nomi dei candidati è fissato per lunedì 25 novembre ma già oggi si dovrebbe conoscere la lista che fa capo a Giarda.

Nel frattempo Mincione, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha voluto dire la sua. “Ho investito 80 milioni di euro nella Popolare d Milano“, ha sottolineato, spigando la sua scelto di appoggiare Dini: ” Mi è stato presentato anni fa da Susanna Agnelli. Per capacità, trasparenza, relazioni internazionali è la persona giusta al posto giusto“. Al contrario Mincione si è mostrato critico nei confronti di Bonomi: “I numero, decisamente deludenti, sono contro di lui. Ha presentato un piano di emergenza e non ha saputo trasformarlo in un piano di sviluppo. E ancora: in banca non ha mai fatto un’operazione importante, l’opacità della gestione è stata totale, ha demotivato totalmente il personale con l’assunzione dall’esterno delle prime linee, tra l’altro suoi ex dipendenti. E’ un errore grave perché ogni scelta per essere vincente dev’essere condivisa“. E alla domanda se crede nel modello delle Popolari: “Sì, anche se qualche ritocco va fatto. Ma prima occorre far marciare la banca”.