Notizie Notizie Italia Bot people alla riscossa, ancora forte la domanda in asta

Bot people alla riscossa, ancora forte la domanda in asta

25 Settembre 2007 12:50

Le Borse continuano a inviare segnali di incertezza e gli investitori tornano a guardare in massa al porto sicuro dei Bot. Le aste dei Bot trimestrali e semestrali tenute oggi da Bankitalia hanno infatti mostrato una mole di richieste ben superiore all’offerta in entrambi i casi.


 


I buoni ordinari con scadenza al 31 marzo 2008 sono stati collocati a un prezzo medio ponderato di 97,978. La richiesta è stata pari a 10,716 miliardi, contro un’offerta di 8,75 miliardi. Il rendimento è così calato al 4,016%, il livello minimo dall’aprile scorso. Occorre infatti ricordare che il rendimento dei Bot segnala da un lato in maniera inversamente proporzionale il gradimento degli investitori e dall’altro risente in maniera diretta delle decisioni di politica economica della Banca centrale europea, che nell’ultimo meeting del 6 settembre ha lasciato i tassi d’interesse invariati dopo una serie di rialzi.


 


Stessa dinamica anche per la seconda tranche dei Bot trimestrali con scadenza 27 dicembre 2007, collocati a un prezzo medio ponderato di 99,007. L’offerta era pari a 2,5 miliardi, contro una richiesta che è ammontata a 3,645 miliardi. Il rendimento lordo è pari al 4,012%. Nell’ asta della prima tranche, tenuta l’11 settembre, per i Bot trimestrali vi era tuttavia stata una richiesta ancora superiore, pari a 4,3 miliardi di euro.


 


Le incertezze del mercato spingono dunque la domanda sulle scadenze brevi. Il Bot riveste tipicamente il ruolo di strumento di parcheggio di breve termine della liquidità degli investitori nelle fasi in cui meno limpide sono le prospettive per le altre classi di investimento. Giovedì sarà la volta delle scadenze a medio-lungo termine, per un ammontare complessivo di 7 miliardi di euro.


 


Intanto stamattina il presidente del consiglio Romano Prodi ha escluso l’inserimento nella prossima Finanziaria di misure di modifica alla tassazione delle rendite finanziarie. Sui titoli di Stato l’imposta sostitutiva è dunque destinata a restare al 12,5% anzichè a salire al 20% come richiesto dalla sinistra radicale. Il capitolo, ha lasciato intendere Prodi, potrebbe comunque essere riaperto in futuro.