Borsa Tokyo crolla -4,5%. A Hong Kong sell off su HSBC: titolo -9% dopo annuncio stop dividendi
Inizio nuovo trimestre decisamente negativo per la borsa di Tokyo, con l'indice Nikkei 225 che ha riportato un tonfo del 4,5% a 18.065,41 punti, anche sulla scia dei dati macro diffusi in Giappone.
I dati hanno confermato il forte impatto del diffondersi del coronavirus sull'attività manifatturiera del paese e sul sentiment delle aziende.
In particolare, monitorato con il sondaggio Tankan della Bank of Japan, il sentiment delle aziende giapponesi è scivolato in territorio negativo per la prima volta in sette anni.
Dal sondaggio è emerso che l'indice delle grandi aziende manifatturiere è capitolato a -8 punti, al minimo dal marzo del 2013. L'indice delle grandi aziende non manifatturiere è scivolato anch'esso al minimo da marzo 2013, a +8.
Il sentiment delle piccole aziende non manifatturiere è peggiorato per il secondo trimestre consecutivo, scendendo al valore più basso dal dicembre del 2014, a -1; il sentiment delle aziende manifatturiere è peggiorato per il quinto mese consecutivo, al livello più basso dal marzo del 2013, a quota -15.
L'outlook per i prossimi mesi non è affatto confortante, stando a quanto hanno indicato le aziende interpellate nel sondaggio Tankan. Le previsioni sono di un aumento del capex da parte delle grandi aziende giapponesi pari a 1,8% in questo anno fiscale; le piccole aziende prevedono invece un calo del capex dell'11,7%.
Molto male anche la lettura finale del Pmi manifatturiero del Giappone, relativo al mese di marzo. L'indice, stilato congiuntamente dalle società private Jibun Bank e Markit, si è attestato a 44,8 punti, in fase evidente di contrazione, in quanto inferiore ai 50 punti, linea di demarcazione tra fase di contrazione - valori al di sotto - e fase di espansione - valori al di sopra-).
Confermata la lettura preliminare, pari appunto a 44,8, in ulteriore calo rispetto ai 47,8 di febbraio.
Male anche gli altri indici azionari dell'Asia-Pacifico. L'Hang Seng di Hong Kong cede più del 2%: in evidenza i titoli HSBC e Standard Charted, che perdono rispettivamente quasi -9% e -5% dopo che entrambi i colossi britannici hanno annunciato l'intenzione di sospendere i dividendi, allineandosi alle richieste dell'autorità di mercati del Regno Unito, le stesse che la Bce ha presentato anche alle banche dell'Eurozona.
Lo Shanghai Composite limita i ribassi a -0,25% circa; molto bene invece la borsa di Sidney, salita del 3,58%. Il Kospi coreano ha ceduto invece oltre -2%.
Pesa anche l'effetto negativo di Wall Street.
Nella sessione di ieri, il Dow Jones Industrial Average ha chiuso in ribasso di 410,32 punti (-1,8%), a 21.917,16. Lo S&P 500 è sceso dell'1,6% a 2.584,59. Il Nasdaq Composite ha ceduto quasi -1% a 7.700,10.
I dati hanno confermato il forte impatto del diffondersi del coronavirus sull'attività manifatturiera del paese e sul sentiment delle aziende.
In particolare, monitorato con il sondaggio Tankan della Bank of Japan, il sentiment delle aziende giapponesi è scivolato in territorio negativo per la prima volta in sette anni.
Dal sondaggio è emerso che l'indice delle grandi aziende manifatturiere è capitolato a -8 punti, al minimo dal marzo del 2013. L'indice delle grandi aziende non manifatturiere è scivolato anch'esso al minimo da marzo 2013, a +8.
Il sentiment delle piccole aziende non manifatturiere è peggiorato per il secondo trimestre consecutivo, scendendo al valore più basso dal dicembre del 2014, a -1; il sentiment delle aziende manifatturiere è peggiorato per il quinto mese consecutivo, al livello più basso dal marzo del 2013, a quota -15.
L'outlook per i prossimi mesi non è affatto confortante, stando a quanto hanno indicato le aziende interpellate nel sondaggio Tankan. Le previsioni sono di un aumento del capex da parte delle grandi aziende giapponesi pari a 1,8% in questo anno fiscale; le piccole aziende prevedono invece un calo del capex dell'11,7%.
Molto male anche la lettura finale del Pmi manifatturiero del Giappone, relativo al mese di marzo. L'indice, stilato congiuntamente dalle società private Jibun Bank e Markit, si è attestato a 44,8 punti, in fase evidente di contrazione, in quanto inferiore ai 50 punti, linea di demarcazione tra fase di contrazione - valori al di sotto - e fase di espansione - valori al di sopra-).
Confermata la lettura preliminare, pari appunto a 44,8, in ulteriore calo rispetto ai 47,8 di febbraio.
Male anche gli altri indici azionari dell'Asia-Pacifico. L'Hang Seng di Hong Kong cede più del 2%: in evidenza i titoli HSBC e Standard Charted, che perdono rispettivamente quasi -9% e -5% dopo che entrambi i colossi britannici hanno annunciato l'intenzione di sospendere i dividendi, allineandosi alle richieste dell'autorità di mercati del Regno Unito, le stesse che la Bce ha presentato anche alle banche dell'Eurozona.
Lo Shanghai Composite limita i ribassi a -0,25% circa; molto bene invece la borsa di Sidney, salita del 3,58%. Il Kospi coreano ha ceduto invece oltre -2%.
Pesa anche l'effetto negativo di Wall Street.
Nella sessione di ieri, il Dow Jones Industrial Average ha chiuso in ribasso di 410,32 punti (-1,8%), a 21.917,16. Lo S&P 500 è sceso dell'1,6% a 2.584,59. Il Nasdaq Composite ha ceduto quasi -1% a 7.700,10.