Borsa Tokyo -0,41%, Shanghai oltre +1% dopo dato Pmi. Nuovo atto per guerra commerciale Usa-Cina
Azionario asiatico contrastato, dopo la notizia relativa all'entrata in vigore dei nuovi dazi americani e cinesi, nel fine settimana.
Pechino, in particolare, ha annunciato nella giornata di domenica, ieri, 1° settembre, l'aumento di dazi tra il 5% e il 10% su diversi beni americani esportati, come semi di soia e petrolio crude. I dazi rimanenti diventeranno operativi il prossimo 15 dicembre.
Nella giornata di ieri, sono diventate operative anche alcune tariffe Usa contro $112 miliardi di importazioni cinesi, annunciate in precedenza dall'amministrazione Trump.
Nel mese di dicembre, quando altri dazi Usa entreranno in vigore, quasi tutte le esportazioni cinesi verso gli Usa, valutate $550 miliardi, saranno state colpite dalle tariffe punitive.
L'indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso in ribasso dello 0,41% a 20.620,19 punti; in forte rialzo invece la borsa di Shanghai, che sta salendo dell'1,40% circa grazie al dato positivo relativo al Pmi manifatturiero della Cina stilato da Caixin e Markit, che è tornato in fase di espansione.
L'indice è salito ad agosto a 50,4 punti (al di sopra della linea di demarcazione, per l'appunto, dei 50 punti: valori al di sopra della soglia indicano una fase di espansione, mentre valori al di sotto segnalano una fase di contrazione).
Il dato era atteso a quota 49,8 rispetto ai 49,9 punti precedenti.
C'è da dire, tuttavia, che il sottoindice dei nuovi ordini alle esportazioni è rimasto in fase di contrazione, scendendo tra l'altro al minimo dell'anno, a conferma del calo della domanda estera, dovuto all'intensificarsi della guerra commerciale Usa-Cina.
Inoltre, il Pmi manifatturiero ufficiale della Cina, stilato dall'Istituto nazionale di statistica, è rimasto in fase di contrazione, al di sotto dei 50 punti, scendendo ad agosto a 49,5 dai 49,7 di luglio, e contro i 49,6 attesi dal consensus. Il dato si è confermato in contrazione per il quarto mese consecutivo, scontando gli effetti della guerra commerciale e, anche, il rallentamento della domanda interna.
Diffuso anche il il Pmi manifatturiero del Giappone stilato da Jibun e dalla Bank of Japan, che si è confermato ad agosto in fase di contrazione per il quarto mese consecutivo.
Si tratta della fase di contrazione del dato più lunga da quella che durò sei mesi, dal marzo all'agosto del 2016. L'indice è sceso a 49,3 punti ad agosto, dai 49,4 punti di luglio, peggio anche della lettura preliminare, che aveva indicato un valore di 49,5 punti.
E' vero che il sottoindice dei nuovi ordinativi alle esportazioni è salito al valore più alto dallo scorso marzo, ma lo stesso è rimasto in fase di contrazione per il nono mese consecutivo, il periodo più lungo dagli 11 mesi compresi tra l'aprile del 2012 al febbraio del 2013.
Focus infine sul Pmi manifatturiero dell'Australia stilato da AiG, che si è attestato ad agosto a 53,1, come nel mese di luglio, in fase di espansione per il secondo mese consecutivo.
Riguardo agli altri indici di Borsa, Hong Kong perde più dello 0,60%, sulla scia dell'acuirsi degli scontri, che si fanno sempre più violenti, tra i manifestanti e la polizia locale.
Sidney sotto pressione con -0,38%, Seoul piatta con +0,07%.
Pechino, in particolare, ha annunciato nella giornata di domenica, ieri, 1° settembre, l'aumento di dazi tra il 5% e il 10% su diversi beni americani esportati, come semi di soia e petrolio crude. I dazi rimanenti diventeranno operativi il prossimo 15 dicembre.
Nella giornata di ieri, sono diventate operative anche alcune tariffe Usa contro $112 miliardi di importazioni cinesi, annunciate in precedenza dall'amministrazione Trump.
Nel mese di dicembre, quando altri dazi Usa entreranno in vigore, quasi tutte le esportazioni cinesi verso gli Usa, valutate $550 miliardi, saranno state colpite dalle tariffe punitive.
L'indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso in ribasso dello 0,41% a 20.620,19 punti; in forte rialzo invece la borsa di Shanghai, che sta salendo dell'1,40% circa grazie al dato positivo relativo al Pmi manifatturiero della Cina stilato da Caixin e Markit, che è tornato in fase di espansione.
L'indice è salito ad agosto a 50,4 punti (al di sopra della linea di demarcazione, per l'appunto, dei 50 punti: valori al di sopra della soglia indicano una fase di espansione, mentre valori al di sotto segnalano una fase di contrazione).
Il dato era atteso a quota 49,8 rispetto ai 49,9 punti precedenti.
C'è da dire, tuttavia, che il sottoindice dei nuovi ordini alle esportazioni è rimasto in fase di contrazione, scendendo tra l'altro al minimo dell'anno, a conferma del calo della domanda estera, dovuto all'intensificarsi della guerra commerciale Usa-Cina.
Inoltre, il Pmi manifatturiero ufficiale della Cina, stilato dall'Istituto nazionale di statistica, è rimasto in fase di contrazione, al di sotto dei 50 punti, scendendo ad agosto a 49,5 dai 49,7 di luglio, e contro i 49,6 attesi dal consensus. Il dato si è confermato in contrazione per il quarto mese consecutivo, scontando gli effetti della guerra commerciale e, anche, il rallentamento della domanda interna.
Diffuso anche il il Pmi manifatturiero del Giappone stilato da Jibun e dalla Bank of Japan, che si è confermato ad agosto in fase di contrazione per il quarto mese consecutivo.
Si tratta della fase di contrazione del dato più lunga da quella che durò sei mesi, dal marzo all'agosto del 2016. L'indice è sceso a 49,3 punti ad agosto, dai 49,4 punti di luglio, peggio anche della lettura preliminare, che aveva indicato un valore di 49,5 punti.
E' vero che il sottoindice dei nuovi ordinativi alle esportazioni è salito al valore più alto dallo scorso marzo, ma lo stesso è rimasto in fase di contrazione per il nono mese consecutivo, il periodo più lungo dagli 11 mesi compresi tra l'aprile del 2012 al febbraio del 2013.
Focus infine sul Pmi manifatturiero dell'Australia stilato da AiG, che si è attestato ad agosto a 53,1, come nel mese di luglio, in fase di espansione per il secondo mese consecutivo.
Riguardo agli altri indici di Borsa, Hong Kong perde più dello 0,60%, sulla scia dell'acuirsi degli scontri, che si fanno sempre più violenti, tra i manifestanti e la polizia locale.
Sidney sotto pressione con -0,38%, Seoul piatta con +0,07%.