Russiagate, bomba Cohen sulla testa di Trump. Ma lui pensa a guerra commerciale e minaccia settore auto Europa
Michael Cohen e Paul Manafort: i due uomini tra i più vicini a Trump nel recente passato rischiano di rovinare ora la sua presidenza, con le loro rivelazioni più o meno scottanti sul comportamento tenuto dal tycoon newyorchese ai tempi della corsa alla Casa Bianca.
Ma, quello che senza ombra di dubbio si rivela un giorno catastrofico per Donald Trump, non impedisce al presidente degli Stati Uniti di continuare a perseguire la guerra commerciale lanciata contro il mondo intero.
In occasione di un discorso proferito in West Virginia, con cui non manca di commentare anche gli ultimi sviluppi delle indagini sul Russiagate, Trump tuona: “imporremo dazi doganali del 25% su ogni auto in arrivo dall’Unione europea”.
Le minacce arrivano poche ore dopo la pubblicazione di un articolo del Wall Street Journal, secondo cui il segretario al Commercio Wilbur Ross avrebbe deciso di posticipare la scadenza fissata inizialmente alla fine di agosto, per la pubblicazione di un rapporto sui dazi doganali del settore auto.
Ross stesso riferisce al quotidiano che la relazione è stata rimandata, per le trattative in corso tra l’amministrazione Trump, il Messico, il Canada e la Commissione europea”.
Ma il presidente sembra voler andare comunque dritto per la sua strada, anche se politicamente più debole, soprattutto alla luce delle ultime rivelazioni arrivate nella giornata di ieri dal suo ex avvocato personale, Michael Cohen.
Cohen ha deciso infatti di fare mea culpa e ha confessato di aver violato le leggi federali sui finanziamenti elettorali. Le violazioni sono diverse: somme pagate alle prostitute, frode bancaria, frode fiscale. In particolare, Cohen ha ammesso senza fare però mai nomi, le violazioni sono avvenute “a favore del candidato” alle elezioni presidenziali del 2016 (che, ovviamente, è Trump).
Tra queste, c’è anche il pagamento di una somma di $130.000 rimborsata poi dal “candidato”, che dovrebbe coincidere con l’ammontare versato alla porno-star conosciuta come Stormy Daniels.
Nelle stesse ore, l’ex numero uno della campagna elettorale di Trump Paul Manafort è stato condannato per frode bancaria, frode fiscale e per non aver dichiarato di aver aperto un conto corrente all’estero.
La doppia notizia negativa per Trump viene immediata scontata dai mercati, con i futures sul Dow Jones che capitolano di 160 punti rispetto ai massimi riportati prima che le agenzie di stampa iniziassero a informare il mondo sui nuovi e pesanti guai del presidente americano.
Guai che fanno balzare anche le probabilità che Trump venga sottoposto a un procedimento di impeachment entro la fine del 2019, come dimostra il grafico.
Ma nel discorso in West Virginia, quello che appare è un Trump ancora combattivo che definisce l’inchiesta sul Russiagate del procuratore speciale Robert Muller una “caccia alle streghe” e che fa notare che la condanna di Manafort non ha nulla a che vedere con la Russia.
Interpellato dai giornalisti su quanto rivelato da Cohen, Trump opta per il silenzio. Nel frattempo, in un’intervista rilasciata a Rachel Maddow di MSNC, a parlare è l’avvocato di Michael Cohen, Lanny Davis:
“Michael Cohen si è impegnato a dire la verità, ed è la verità che minaccia il presidente degli Stati Uniti – dice Davis – Cohen conosce alcuni fatti che dovrebbero interessare il procuratore speciale e sarebbe più che felice di informarlo su tutto ciò che sa”.