Notizie Notizie Mondo Bolla Trump si sgonfia. Per Wall Street tonfo peggiore dall’Election Day. Perdite pesanti a Milano

Bolla Trump si sgonfia. Per Wall Street tonfo peggiore dall’Election Day. Perdite pesanti a Milano

22 Marzo 2017 08:40

L’indice S&P ha sofferto la perdita più sostenuta dalle elezioni presidenziali americane, a conferma del fatto che l’effetto Trump si sta smorzando. Il listino ha ceduto l’1,24%, a 2.344,02 punti. Male anche il Dow Jones (-1,14%), con un calo superiore a -230 punti, a 20.668,01 punti, mentre il Nasdaq è scivolato dell’1,83% a 5.793,825 punti. I tre principali indici azionari Usa hanno ceduto più dell’1% per la prima volta in 109 giorni. Per i titoli delle banche americane è stata la peggiore seduta dalla Brexit, con lo S&P Financial ETF scivolato al di sotto della media mobile degli ultimi 50 giorni: in particolare, le quotazioni di Bank of America sono in calo del 10% rispetto ai valori testati durante il primo discorso di Trump al Congresso Usa. 

Trend delle banche dal discorso di Trump al Congresso Usa

S&P Financial ETF scivola al di sotto della media mobile degli ultimi 50 giorni

Quella che alcuni analisti hanno definito la bolla Trump sta per scoppiare? Sicuramente tra gli investitori c’è molto nervosismo su quanto sta accadendo a Washington: la battaglia del presidente per una riforma sanitaria che abroghi l’Obamacare potrebbe senza dubbio rallentare un’altra riforma, che per i mercati è più impellente: quella fiscale.

In poche parole ci si chiede che fine abbiano fatto tutte quelle promesse, sbandierate nel periodo della campagna elettorale, su un presunto bazooka fiscale che includa un maxi taglio delle tasse a favore di aziende e famiglie e un considerevole aumento della spesa per le infrastrutture.

In ritirata nelle ultime ore anche il Dollar Index, che ha bucato al ribasso la soglia di 100 punti. 

L’MSCI Asia Pacific Index, indice di riferimento dell’azionario asiatico, ha perso l’1,6% circa, e a soffrire l’effetto domino Wall Street è stata soprattutto la borsa di Tokyo, che ha visto il Topix cedere il 2,1%, riportando la perdita più sostenuta, anche in questo caso, dalle elezioni di Trump. E gli smobilizzi sono scattati nonostante dal fronte macro siano arrivati dati confortanti, che hanno indicato come le esportazioni del Giappone siano salite a febbraio al ritmo più alto in due anni. 

Vendite anche sui mercati emergenti, con l’MSCI Emerging Markets Index che ha perso per la prima volta in nove giorni, perdendo lo 0,9%. Tra gli indici azionari in particolare, il Kospi della Corea del Sud ha scontato l’ennesimo test missilistico condotto dalla Corea del Nord, cedendo lo 0,6%. 

L’avversione al rischio sta premiando lo yen, che si è rafforzato per la settima sessione consecutiva; l’oro è rimasto positivo, mentre sono scese le quotazioni dei metalli industriali, così come i tassi dei bond governativi.

A questo punto, la domanda è su cosa accadrà all’azionario globale, reduce tra l’altro dal raggiungimento di un record proprio la scorsa settimana, stando al trend dell’MSCI All Country World. 

Così, stando a quanto riporta Bloomberg, Margaret Yang, analista di CMC Markets a Singapore, in una nota ai clienti: “Credo che i mercati avessero buone ragioni per assistere a prese di profitti, ed eccoci qui. Si tratta di un dietrofront salutare, dal momento che c’era troppo ottimismo e i mercati erano saliti troppo e troppo velocemente”. Motivo per cui gli investitori hanno continuato a rifugiarsi sullo yen, che ha testato nei confronti del dollaro il record dal 28 novembre, con il rapporto dollaro-yen sceso a JPY 111,56.

Sicuramente l’effetto domino non risparmia le borse europee e Piazza Affari che, nei primi minuti della giornata di contrattazioni, vede l’indice Ftse Mib capitolare di oltre l’1%.

Ed ecco alcune informazioni di analisi tecnica relative a quanto sta accadendo a Wall Street.

  • Le small Caps hanno bucato la media mobile degli ultimi 50 giorni, così come anche i finanziari.
  • l’High Yield Bond ETF (HYG) viaggia sotto la media mobile degli ultimi 100 giorni.
  • Titoli biotech in calo e in prossimità della media mobile degli ultimi 50 giorni.
  • Il Vix ha dato segnali di vita, riposizionandosi sopra la media mobile degli ultimi 100 giorni.
  • I titoli retail (XRT) sono al minimo dal giugno del 2016.
  • L’ETF sui Treasuries (TLT) hanno superato la media mobile degli ultimi 50 giorni.
  • L’argento ha sfondato al rialzo la media mobile degli ultimi 50 giorni.

Così come merita di essere mostrato il grafico che, secondo WolfStreet.com, il vostro gestore di portafoglio non vorrà mai mostrarvi. E’ quello che mostra come, negli ultimi 12 mesi, gli utili per azione “adjusted” su base aggregata delle società quotate sullo S&P 500 sia stato – in data 16 marzo – appena al di sopra del valore riportato il 31 gennaio del 2014. Tanto che si parla di stagnazione degli utili, nonostante per l’appunto gli aggiustamenti contabili effettuati, che di norma escludono dai profitti le componenti negative straordinarie. Si parla di “ingegneria finanziaria” che tuttavia non riesce a nascondere i numeri inquietanti rivelati da FactSet.

Stagnazione degli utili nonostante operazioni di ingegneria finanziaria

 

(in fase di scrittura)