Bolla in corso? Questo indice mai così in ipercomprato dal 1997. Attenti al PE ratio (GRAFICI)
E ora a Wall Street si parla della bolla delle small cap. Per la precisione, dell’area bolla in cui sarebbe entrato l’indice che rappresenta le società a piccola capitalizzazione: si tratta del Russell 2000, che continua a inanellare nuovi record, sovraperformando in termini di guadagni su base percentuale gli altri listini azionari (che pure continuano a segnare massimi storici).
Esempio lampante, quello della sessione di ieri, che ha visto il Dow Jones salire dello 0,68%, a 22.557 punti; lo S&P 500 Index balzare dello 0,39%, a 2.529 punti, e il Nasdaq Composite Index segnare un rialzo dello 0,32%, a 6.516. Tutti valori record, a cui si è unito quello del Russell 2000, che ha segnato un rally decisamente più corposo, pari a +1,25%. Tant’è che si è parlato di un quartetto di record.
Il problema, tuttavia, come fa notare un articolo di Seekingalpha, è che il ratio PE che si riferisce al Russell 2000 è a quota 97,96, molto più alto rispetto ai periodi in cui l’indice stesso aveva segnato i suoi precedenti massimi storici.
Una tabella del Wall Street Journal, pubblicata venerdì, 29 settembre 2017, mette chiaramente in evidenza la forte discrepanza tra il PE Ratio del Russell 2000 e quello degli altri indici azionari.
Un grafico segnala poi chiaramente come le small cap siano oggi molto più sopravvalutate rispetto al 2000 e al 2007, quando testarono valori record.
I PE ratio oscillavano infatti attorno a 50 nel 2000 e poco al di sotto di 60 nel 2008.
Il forte divario è illustrato nel grafico, contenuto in una analisi di Marketwatch dello scorso 19 agosto del 2017, quando il PE ratio del Russell era ancora sotto quota 80, rispetto al rapporto di queste ultime sessioni, vicino a 100.
C’è però un fattore che mette in crisi il concetto stesso di bolla nel mercato delle small cap: è il trend del forward PE ratio del Russell 2000, che ammonta ad appena 20,07. (il numero è calcolato da Birinyi Associates).
Damir Tokic, autore dell’articolo pubblicato su Seeking Alpha, commenta che ciò fa pensare a come ci siano aspettative molto elevate sulla crescita degli utili delle small cap. Risulta lecito chiedersi:
Ma “si tratta di aspettative irrazionali?” L’esperto ricorda come alla fine degli anni Novanta gli analisti prevedessero utili per le dotcom, che non si realizzarono nel 99% dei casi. “Si può dire che stavolta la situazione sia diversa?”.
Per Tokic il motivo per cui si assiste a una tale fiammata dell’indice Russell è nella politica “America First” tanto sbandierata dal presidente Usa, Donald Trump, così come nelle proposte di riduzione delle tasse: entrambi i fattori apporterebbero i loro maggiori benefici soprattutto alle piccole aziende.
A questo punto soltanto le prossime decisioni di Trump e del Congresso Usa decreteranno tali aspettative frutto di una esuberanza irrazionale o giustificate, in quanto avallate dai fondamentali.
In ogni caso, altri grafici dimostrano come il Russell 2000 non sia mai stato in una condizione di ipercomprato dall’ottobre del 1997. E sempre dalla storia emerge che l’anno successivo, nel 1998, l’indice soffrì un crash del 38%.