Black Monday 2018: a Wall Street e Tokyo ondata ribassista da -1500 punti, borsa Milano scivola subito
Sell off, panico, realizzi, smobilizzi, tanto che alla fine la seduta della vigilia di Wall Street viene ribattezzata il Black Monday del 2018. L’entità delle perdite è stata storica e l’effetto domino inevitabile, come dimostra il trend dei listini asiatici ed europei. Il Ftse Mib di Piazza Affari ha aperto cedendo subito più del 2,7%, per poi ridurre le perdite ma rimanendo in forte ribasso. Lo Stoxx Europe 600, che monitora il trend dell’azionario europeo, riporta il tonfo più forte dal periodo immediatamente successivo al referendum sulla Brexit del 23 giugno del 2016.
L’azionario globale è sotto attacco, su questo non c’è dubbio. Il timore scatenato dal recente balzo dei tassi sui bond è diventato panico. Panico che si era già concretizzato venerdì scorso, a Wall Street, a seguito della pubblicazione del report occupazionale Usa, che aveva confermato il rialzo dei salari – componente chiave dell’inflazione – più sostenuto dal 2009. E panico che si è intensificato ieri, con perdite monstre che hanno portato il Dow Jones, a un certo punto, a scivolare di più di 1.500 punti.
L’indice delle blue chip ha poi chiuso con un tonfo di 1.175,21 punti, -4,6%, a 24.345,75 punti, precipitando al di sotto della soglia di 25.000 punti, azzerando i guadagni del 2018 ed entrando in fase di correzione.
Lo S&P è crollato del 4,1% – soffrendo la seduta peggiore dall’agosto del 2011 – chiudendo a 2.648,94 punti, azzerando anch’esso i guadagni del 2018.
E’ stata praticamente interrotta la fase di record di 410 giorni che stava andando avanti senza che si verificasse una correzione di almeno -5%.
Il Nasdaq Composite è scivolato del 3,8% a 6.967,53 punti. E la sessione odierna non sembra promettere nulla di buono, ancora, visto che i futures sul Dow Jones in questo momento stanno perdendo già 1.200 punti.
Il listino nella giornata di ieri era riuscito anche, durante le contrattazioni, a tornare attorno alla parità, prima di un nuovo round di vendite: nell’intera sessione, le oscillazioni sono state superiori a 5.100 punti. E ora Art Cashin, direttore delle operazioni floor al Nyse per UBS, spiega alla Cnbc: “L’aver rotto i minimi precedenti della giornata implica che la correzione potrebbe durare più a lungo”.
Occhio anche allo S&P 500 che, viaggiando a un valore inferiore di oltre -7% rispetto al record di sempre testato lo scorso mese, non è entrato ancora ufficialmente in una fase di correzione (che corrisponde a un calo dai massimi di almeno il 10%), ma che è comunque scivolato al di sotto della sua media mobile di 50 giorni, un livello chiave da un punto di vista dell’analisi tecnica. Il listino ha azzerato anch’esso i guadagni del 2018.
Il bagno di sangue a Wall Street è stato scatenato principalmente dal veloce aumento dei tassi sui Treasuries, la scorsa settimana. I decennali sono saliti ai record in quattro anni, balzando fino al 2,88%, prima di rallentare la corsa al 2,75%.
Ma è indubbio che il rally dei rendimenti abbia scatenato altri timori, come quello di assistere improvvisamente a uno shock dell’inflazione, che fino a poche settimane fa, molti continuavano a dare per latitante e, di conseguenza, abbia fatto scattare nuove paure su eventuali rialzi dei tassi, in futuro, più aggressivi da parte delle banche centrali, Federal Reserve in primis.
Spaventa inoltre l’improvviso balzo della volatilità, misurata dall’indice CBOE Volatility Index (VIX), il cosiddetto indice della paura, che è volato a 37,32. Focus anche sul balzo della volatilità a Hong Kong, con l’indice di riferimento HSI Volatility Index volato fino a +52% rispetto alla chiusura della sessione precedente.
Balzo anche per l’indice CBOE China ETF Volatility, pari a +18%. Il risultato è che quei contratti che vengono acquistati dagli investitori per shortare la volatilità, scommettendo su un suo ribasso, sono capitolati del 90%; fattore che ora fa temere anche per l’esposizione verso questi strumenti da parte del colosso bancario svizzero Credit Suisse, che li ha tra l’altro creati.
L’ondata ribassista partita da Wall Street ha travolto intanto l’azionario globale.
L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo è crollato di oltre 1.500 punti, precisamente di 1.563,21 punti, precipitando del 6,89%, per poi chiudere la sessione con un tonfo del 4,73%, a 21.610,24 punti. Si è trattato della sessione peggiore dal 1990.
Hong Kong accelera al ribasso nel finale, e cede -5,12%, al ritmo più forte dall’agosto del 2015, Sidney ha chiuso in calo del 3,20%, Shanghai -3% circa, Seoul ha limitato i danni con una flessione -1,35%.