Black Box – Aria pesante
Non è l’inversione di ieri degli indici americani ad aver portato nervosismo sul mercato. Intendiamoci, l’inquietudine c’è, ma non perché il reversal c’è stato, ma per come è avvenuto.
Tralasciamo che la più forte flessione delle ultime due settimane è arrivata dopo che il Dow Jones aveva appena toccato un nuovo record a 14198 punti, tralasciamo anche le voci di ordini di vendita automatici scattati contemporaneamente.
La versione ufficiale ripresa dagli organi di informazione parla di profit taking sui tecnologici, con gli investitori che hanno colto al balzo una revisione verso il basso delle stime di utile del più grande motore di ricerca di cinese, Baidu, da parte di Jp Morgan.
Una versione che ci può anche stare per un settore in corsa da due settimane.
Non convince però l’andamento grafico di un titolo come Apple, che poco dopo le 20.00 italiane ha perso in una manciata di minuti quasi l’8% per poi recuperare altrettanto rapidamente (-2,7% in chiusura), tanto da far pensare all’errore manuale di un operatore nell’inserimento di un ordine. Tesi improbabile però, visto che ben difficilmente lo stesso errore avrebbe potuto riguardare più di un titolo negli stessi istanti. La medesima cosa è infatti accaduta a un altro tecnologico, Research in Motion che è arrivato a perdere quasi il 10%. Qualche grosso fondo azionista può aver avuto bisogno di uscire? L’ipotesi ha buoni fondamenti. Stando ai dati Sec gli stessi 9 fondi controllano infatti circa il 10% di Rim e il 4% di Apple. Nessuno di questi fondi detiene partecipazioni rilevanti in titoli italiani, ma questo non attenua il significato di quanto accaduto ieri.
Ha dimostrato che i tempi per le prese di profitto sono maturi e che ogni scusa potrà essere usata in tal senso. Un bel cambiamento per un mercato che da un mese a questa parte ha tradotto qualsiasi nuova informazione in occasione per comprare.