Bce, tassi invariati all’1%. Draghi: pronti a intervenire se necessario

Difficile fare previsioni data l’incertezza globale che pesa anche sull’Europa, ma i mercati stanno apprezzando gli sforzi dei Paesi Ue per risanare i propri conti. Lo ha detto il governatore della Bce Mario Draghi, alla conferenza stampa che ha seguito il Consiglio Direttivo di Francoforte, nel quale all’unanimità la Bce ha deciso di mantenere invariati i tassi di interesse all’1%, dopo due tagli consecutivi di 25 punti base. Invariati anche i tassi sui depositi (0,25%) e quelli sui prestiti overnight (1,75%).
Un anno di crescita lenta
Non parla di recessione, Mario Draghi, ma non nega che nel 2012 le prospettive economiche saranno soggette a incertezza, con segni di stabilizzazione verso il basso dell’attività economica. L’inflazione, ha affermato il numero uno della Bce, è destinata a restare ancora qualche mese sopra il 2%, per poi scendere al di sotto di tale quota, che è il target della Bce per la stabilità dei prezzi. A determinare questo calo sarà proprio il rallentamento della crescita economica dell’area euro, su cui pesano la crisi del debito, la crescita globale sotto le attese e i bassi consumi che contribuiranno perciò a deprimere i prezzi.
La chiave per la crescita, in questo senso, sta nelle riforme strutturali che Draghi chiede espressamente ai governi, e in particolare nelle riforme per il mercato del lavoro “necessarie”, ha detto Draghi, “a migliorare la fiducia economica e la competitività dei Paesi europei”.
Necessaria stabilità fiscale e potenziamento Efsf
Altre misure assolutamente necessarie sono quelle destinate a ridurre il deficit e a costruire una sostenibilità fiscale. “I mercati”, ha sottolineato il governatore dell’Eurotower, “stanno già apprezzando gli sforzi fatti da diversi Paesi, tra cui l’Italia”.
Urgente, inoltre, il varo del cosiddetto “fiscal compact”, il trattato sull’unione fiscale europea, che potrebbe essere firmato già a fine mese, e il rafforzamento del fondo salva stati Efsf.
Gli impegni della Bce: possibile QE e nuovo prestito a febbraio
Quanto a ciò che la Banca Centrale Europea si impegna a fare direttamente, Draghi ha tenuto ad evidenziare che il prestito low-cost a tre anni erogato alle banche dell’Eurozona ha dato respiro al mercato del credito, che ha mostrato segni di moderata ripresa nonostante le tensioni nell’area dell’Euro. Draghi ha inoltre rimarcato che il ricorso alla ricapitalizzazione delle banche era un passo necessario ad aumentare la stabilità degli istituti di credito, ma che è necessario che questo non si ripercuota negativamente sull’attività economica. Un accenno è stato fatto anche ad un nuovo prestito in arrivo a febbraio, e alla possibilità di un quantitative easing nel futuro.
“Non permetteremo più che le banche e gli Stati restino senza capitali”, ha aggiunto il numero uno della Bce. “La politica monetaria sarà “accomodante” anche in futuro. Siamo pronti ad intervenire dove necessario”.
La situazione in Grecia e Ungheria
Interrogato sulla situazione in Grecia, Draghi ha risposto di non avere notizie precise sul coinvolgimento dei privati nel debito pubblico ellenico. “La situazione della Grecia è particolare, e le regole con cui è stata affrontata non valgono in casi diversi”.
Quanto alle turbolenze in Ungheria, le cui leggi sovvertono lo spirito europeo e sono contrarie all’indipendenza della Bce, il governatore si è detto molto preoccupato ed estremamente attento. “La Bce tiene d’occhio gli sviluppi della situazione in Ungheria e soprattutto le ripercussioni sugli altri Paesi dell’Eurozona”, ha detto Draghi.