Bce: oggi la riunione, salgono le probabilità di un taglio ma l’attesa è per una conferma
Oggi è il giorno delle banche centrali. La giornata è partita con la Bank of Japan il cui nuovo governatore Kuroda ha annunciato nuove misure espansive. In tarda mattinata è in programma la riunione della Banca d’Inghilterra dalla quale il consenso di mercato non aspetta né una variazione dei tassi di riferimento né un aumento dell’ammontare di asset da acquistare. Infine la giornata si concluderà con quella della Banca centrale europea e la successiva conferenza stampa del governatore, Mario Draghi, che potrebbe essere chiamato a rispondere a domande circa l’attuale evoluzione della crisi in area euro.
Con un tasso di disoccupazione record al 12%, il continuo calo della fiducia, una bassa inflazione (+1,7% secondo i dati diffusi oggi) e la crisi di Cipro, crescono le probabilità che l’Eurotower tagli il costo del denaro già oggi. Tuttavia, anche se le probabilità di una sforbiciata sono aumentate rispetto ai mesi precedenti, l’attesa più condivisa dagli analisti rimane quella di una conferma ai livelli attuali dello 0,75%.
“Il cambiamento del contesto macro rispetto all’ultima riunione e le conseguenze della crisi di Cipro e il suo possibile impatto a lungo termine su tutte le banche dell’Eurozona potrebbero fornire alla Bce un’eccellente giustificazione per tagliare i tassi alla riunione di oggi – sostengono gli analisti di Ing – Ma, secondo noi, la Bce resisterà ancora una volta a questa tentazione”. Ma forse non per molto. “Nella conferenza stampa successiva all’annuncio, Draghi dovrebbe prendere atto delle recenti tensioni legate ai casi di Cipro, Slovenia e Italia e potrebbe lasciar trasparire qualche decisione sul taglio del costo del denaro per cercare di attenuare i timori dei mercati”, commenta Vincenzo Longo, market strategist di Ig.
La decisione di un taglio sarebbe comunque più un segnale che un’opzione efficace per stimolare l’attività economica. Il tasso di interesse di riferimento è già fissato allo 0,75% dal luglio scorso, il livello storico più basso, con pochi effetti sull’economia reale. “Riteniamo che un credit easing, ossia l’acquisto presso le banche dei prestiti alle imprese, sia l’unico strumento per cambiare il corso delle cose in termini di politica monetaria”, spiega Pierre Olivier Beffy, Chief Economist di Exane BNP Paribas. E in effetti la preoccupazione principale della Bce non è certo il livello dei tassi in sé, ma il malfunzionamento del meccanismo di trasmissione e in particolare i prestiti alle piccole e medie imprese.
Per risolvere questo aspetto l’istituto dovrebbe attuare una politica decisamente più forte che potrebbe consistere nel fornire ulteriori aiuti diretti alle banche o introdurre misure supplementari per sostenere i finanziamenti alle piccole e medie imprese. Questa mossa però sarebbe un duro colpo da far digerire a livello politico all’interno dello stesso Consiglio direttivo. Insomma un vero un dilemma: un taglio dei tassi inefficace ma politicamente più accettabile, o la scelta di un prestito efficace ma dall’effetto bazooka a livello politico?