Bce: l’Italia deve attenersi con rigore al percorso di correzione del bilancio
Avvertimento per l’Italia. La Banca centrale europea ha invitato il governo italiano a rispettare il percorso di risanamento dei conti pubblici affinché non venga superato nuovamente l’obiettivo del deficit/Pil al 3%. Sì perché il piano di risanamento presenta dei rischi seri, in primis quelli legati una crescita economica peggiore delle aspettative che influenzerebbe negativamente il fatidico rapporto. Secondo il rapporto mensile, pubblicato oggi, l’Italia ha infatti registrato tra il 1999 e il 2012 la flessione più forte di export a livello mondiale.
La dinamica dei conti pubblici
Sebbene l’Italia compaia tra gli unici sei paesi dell’Eurozona il cui deficit non è salito sopra il 3% del Pil nel 2012 (gli altri sono Germania, Estonia, Lussemburgo, Austria e Finlandia), persistono rischi per il prossimo futuro. Secondo la Bce non c’è dunque da rilassarsi, anzi “occorre attenersi con rigore al percorso di moderazione del disavanzo specificato nell’aggiornamento per il 2013 al fine di ridurre al minimo il rischio che, nel prossimo futuro, venga superato di nuovo il valore di riferimento del 3 per cento del Pil”, si legge nel report mensile di giugno. “Si tratta di una sfida cruciale per la politica di bilancio del nuovo governo che si è insediato il 28 aprile scorso”.
E l’istituto guidato da Mario Draghi indica al governo Letta i maggiori rischi che minano il piano di risanamento. In primis una bassa crescita. L’Italia è infatti uno dei paesi dell’Eurozona che tra il 1999 il 2012 hanno evidenziato la “flessione più cospicua delle quote di mercato delle esportazioni calcolate a livello mondiale”. E dunque “i rischi connessi agli interventi di riduzione del disavanzo riguardano soprattutto un’evoluzione macroeconomica peggiore delle aspettative, ma anche un rallentamento delle entrate rispetto alle dinamiche ipotizzate nonché maggiori spese”, suggerisce la Bce.
Allarme disoccupazione
La Banca centrale europea rinnova la sua preoccupazione sulle condizioni del mercato del lavoro, che “si sono costantemente deteriorate negli ultimi trimestri”, tanto che “dall’inizio della crisi nel 2008 sono stati persi oltre 4 milioni di posti di lavoro nell’area dell’euro”. Secondo l’istituto di Francoforte “gli indicatori previsionali non segnalano alcun miglioramento nel prossimo futuro”, anzi si prevede “un ulteriore incremento della disoccupazione nel breve termine”.