E’ presto per sapere se il fine settimana ha portato consiglio a Berlino. Dopo l’abbandono di Alex Weber, il presidente della Bundesbank, dalla corsa alla Bce Frau Merkel deve correre ai ripari e decidere in fretta. Ma da Oltre Manica rilanciano. “La Bce ha bisogno di Draghi”, è il Financial Times, in prima pagina questa mattina, a rilanciare la corsa del governatore della Banca d’Italia alla guida dell’Eurotower. “È l’uomo giusto per guidare la Bce”, ribadisce nel titolo delle pagine interne. Secondo l’editorialista Woflgang Munchau, che ammette come non sia “una buona abitudine avallare le candidature per alti incarichi, la politica per la successione di Jean-Claude Trichet è diventata parte della crisi stessa, anche perchè la decisione di Weber di rinunciare renderà più difficile per l’Unione europea trovare un pacchetto di soluzioni per la crisi in marzo. Senza un candidato tedesco per la Bce, Angela Merkel avrà bisogno di un altro trofeo da portare a casa dai negoziati”.
Secondo l’Ft “la crisi finanziaria europea ha preso una brutta piega” e quindi “una successione gestita male” o una decisione protratta troppo a lungo potrebbero portare un ulteriore calo della fiducia. Il candidato ideale, allora, deve avere un’inverosimile combinazione di qualità. Deve essere un banchiere centrale di esperienza e con una profonda conoscenza dell’economia finanziaria e monetaria e del sistema finanziario; capace di forgiare il consenso in un consiglio difficile e spesso diviso; capace di presentare questo consenso al mondo esterno; in grado di tenere testa a leader politici di peso come il presidente francese e il cancelliere tedesco; e che sia credibile al mondo esterno, compresi gli investitori globali. Ebbene, secondo il quotidiano finanziario, “ce n’è uno, e purtroppo solo uno, che soddisfa una serie minimamente sufficiente di questi criteri. È Mario Draghi”.
A giudizio del giornale, infatti, si tratta di “un esperto economista, con una conoscenza del sistema finanziario globale”, grazie al suo ruolo nel Financial Stability Board, che “è abituato a trattare con politici difficili”. Rimane, conclude Munchau, “l’intollerante tema dell’italianità di Draghi” e quindi il fatto che “la Merkel non può vendere un banchiere centrale italiano ai tedeschi. Ma questo non contraddice il desiderio di Merkel e degli altri colleghi europei di mandare un potente segnale che sono uniti, nord e sud, centro e periferia?”. La cosa migliore – conclude il giornale economico della City – “sarebbe che la Merkel facesse di Draghi il proprio candidato”, mentre la peggiore “sarebbe una lotta lunga e dura, conclusa con la nomina di un terzo candidato. Sarebbe una calamità per l’Eurozona”.
La partita si gioca però tutt’altro che sul velluto: come riconosce anche Marco Valli di Unicredit, Draghi ha il profilo tecnicamente più adatto e sarebbe il candidato numero uno, se non fosse che per molti una presidenza italiana sbilancerebbe troppo l’Eurotower verso gli indebitati Paesi meridionali d’Europa in una fase in cui serve rigore. Con l’arrivo del governatore della Bankitalia all’Eurotower la Bce si ritroverebbe guidata da due esponenti dell’indebitato Sud Europa con quel Vitor Constancio, vice-presidente portoghese. E poi c’è il gioco delle poltrone che ruota attorno alla fine del mandato della austriaca Gertrude Trumpel-Gugerell nel comitato esecutivo: i piccoli non vogliono perdere perso nel direttorio. I candidati che potrebbero spuntarla in alternativa sono paradossalmente di più basso profilo: come il lussemburghese Yves Mersch o il finlandese Erkki Liikanen, provenienti da Paesi virtuosì dell’area euro e magari più sensibili all’influenza tedesca.
La Germania non aveva in mano solo la carta-Weber, considerato però il suo cavallo di razzo: c’è Klaus Regling, attuale presidente del Fondo di salvataggio europeo; e qualcuno ipotizza il nome di Juergen Stark, membro tedesco nel comitato esecutivo. Tolto Ewald Nowotny, il banchiere centrale austriaco, qualcuno fa il nome dei belgi Guy Quaden (banchiere centrale) e Philippe Maystadt (navigato presidente della Banca europea degli investimenti). Qualcuno mette in pista anche il governatore della Banca di Francia, Christian Noyer, che potrebbe non essere sgradito ai tedeschi, visto l’asse creato sul fronte della politica comunitaria. Da Berlino, che aveva posto la nomina di Weber come condizione per il via libera all’allargamento del fondo salva-stati, in questi giorni trapela comprensibile preoccupazione.
La dipartita del tedesco crea incertezza sul prossimo timoniere della Bce proprio, mentre i mercati dubitano della governance economica europea, con Francia e Germania (e Bce) che spingono perché le regole di bilancio siano rese più incisive con sanzioni reali e sono osteggiate da diversi altri Paesi. L’appuntamento per riformare le regole è imminente a marzo, e anche il nodo della presidenza della Bce andrebbe sciolto prima dell’estate: sui mercati c’è già chi parla di una Eurolandia nel caos.