Bankitalia, Visco: banche, forse mai più alti profitti di un tempo. Crediti deteriorati? Italia non è bomba a orologeria
“Forse il settore bancario non tornerà agli alti profitti di tempo”. Così Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, nel corso dell’audizione alla Commissione Affari economici del Parlamento europeo, riferendosi all’intera Europa. D’altronde, “il vero grande problema delle banche è la redditività“. Una redditività che, come hanno fatto notare negli ultimi mesi diversi dirigenti – soprattutto CEO di banche tedesche – è stata minata dalla politica di tassi rasoterra inaugurata lo scorso anno dalla Bce di Mario Draghi. Il punto tuttavia è che le banche europee non soffrono solo un contesto caratterizzato da bassi tassi di interesse.
L’altra spina nel fianco, che interessa in modo particolare l’Italia, è rappresentata dagli NPL, ovvero non-performing loans: crediti deteriorati, ovvero crediti che le banche hanno erogato e la cui restituzione è o dubbia o nulla. A tal proposito, Visco ha affermato che “la riduzione (degli npl) è graduale ma lenta”.
Nel caso specifico dell’Italia, Visco non ha usato tuttavia alcun tono allarmistico. Piuttosto, ha fatto notare che i 20 miliardi stanziati dal governo italiano con il decreto salva-banche sono più che sufficienti a salvare le banche in difficoltà, che hanno bisogno di aiuto.
“Degli 81 miliardi di sofferenze nette complessive, solo circa 20 sono detenuti da banche, significative e meno significative, che stanno attualmente sperimentando situazioni di difficoltà. In media il valore di bilancio delle sofferenze è pari al 40% circa di quello lordo, una quota all’incirca doppia rispetto ai bassi prezzi di acquisto offerti al momento dagli operatori di mercato specializzati”.
“Sulla base di tali prezzi, le rettifiche di valore aggiuntive che queste banche potrebbero dover registrare possono essere stimate in circa 10 miliardi. Questo ammontare è significativamente inferiore ai 20 miliardi stanziati dal governo italiano lo scorso dicembre al fine di prestare sostegno finanziario alle banche in difficoltà. Occorre tenere conto, inoltre, del fatto che l’uso dei fondi pubblici deve essere accompagnato da misure di burden sharing“.
Visco sottolinea che la fetta maggiore delle sofferenze complessive per un valore di circa 80 miliardi si trova “in grandi banche come Intesa Sanpaolo, Unicredit e Ubi Banca“, mentre una “parte più piccola” è detenuta nelle banche più piccole. Inoltre, i crediti deteriorati delle banche italiane valgono meno dell’1% del Pil Dunque, non ha alcun senso parlare dei crediti deteriorati delle banche italiane come “una bomba a orologeria”.
“Non è da condividere l’idea che abbiamo una bomba a orologeria, il complesso delle sofferenze è di 80 miliardi che si trovano prevalentemente in grandi banche, per qualcosa che è meno dell’1% del pil si sta creando un problema che poi è difficile da recuperare se si diffonde sfiducia nel complesso dei risparmiatori”.
Detto questo, Visco ha riconosciuto che le difficoltà in cui versano alcune banche italiane derivano anche da comportamenti fraudolenti.
“In diversi casi, all’origine delle difficoltà delle banche, abbiamo anche riscontrato decisioni aziendali viziate da comportamenti fraudolenti e scelte imprudenti nell’allocazione del credito. Si è trattato di una combinazione di fattori potenzialmente devastante. Nel complesso, tuttavia, i danni al sistema bancario si sono concentrati in pochi, ben identificati, intermediari, che sono stati, e sono tuttora, oggetto di un’azione di vigilanza intensa”.
Sulla questione delle banche venete, il numero uno di Bankitalia si è detto “abbastanza fiducioso” sulla possibilità di fare “progressi, senza costi molto elevati”, raggiungendo l’obiettivo di “un risanamento” dei due istituti Popolare di Vicenza e Veneto Banca.
Visco ha affrontato infine altri temi, come il piano di Quantitative easing della Bce e i fondamentali dell’economia italiana.
Sul Pil italiano ha affermato che “le nostre previsioni più recenti indicano un ulteriore moderato rafforzamento della crescita del prodotto. Come per il complesso dell’area euro, le prospettive dell’economia italiana sono tuttavia soggette a rischi, legati soprattutto a fattori geopolitici globali“. Tra l’altro, “gli indicatori relativi all‘incertezza sulle politiche economiche mostrano che essa è oggi molto elevata a livello nazionale e nell’area euro, come al di fuori dell’Europa”.
In ogni caso, “le prospettive dell’economia italiana sono andate migliorando, gradualmente ma costantemente, negli ultimi tre anni. La ripresa in corso, pur moderata, testimonia l’efficacia delle politiche messe in atto, ma indica altresì la necessità di interventi ulteriori”. Visco ha fatto notare come, nei primi mesi di quest’anno “la produzione di beni e servizi” in Italia, abbia continuato ad aumentare, anche se il ritmo della ripresa è lento, inferiore a quello delle altre maggiori economie dell’area euro. La domanda interna sta beneficiando di condizioni monetarie e finanziarie favorevoli, come pure di una politica di bilancio moderatamente espansiva”.
Continua inoltre il miglioramento del mercato del lavoro, la fiducia delle imprese è in aumento. Il credito bancario continua a espandersi, anche se le condizioni applicate alle imprese restano eterogenee”.
Sul bazooka monetario lanciato da Draghi, noto come piano QE, il governatore di Bankitalia ritiene che sia ancora troppo presto pensare a una strategia di uscita.
“Il programma di acquisto di titoli, che si è deciso di proseguire almeno fino alla fine del prossimo dicembre, il basso livello dei tassi ufficiali e le indicazioni prospettiche sul futuro della politica monetaria (forward guidance) costituiscono un pacchetto coerente di misure. Una sua revisione non è al momento giustificata. Prima di modificare, uno qualunque degli elementi che concorrono a determinare l’attuale orientamento della politica monetaria, dovremo essere sicuri che si sia avviato un deciso miglioramento dell’attività economica e dell’evoluzione dei prezzi, in grado di alimentarsi autonomamente”