Notizie Notizie Italia Bankitalia: Draghi, separare politica e banca e ridurre la spesa pubblica

Bankitalia: Draghi, separare politica e banca e ridurre la spesa pubblica

31 Maggio 2007 09:32

Come atteso, il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, nelle sue considerazioni finali esposte nell’ambito dell’assemblea generale annuale di Bankitalia, ha fatto il punto sulla situazione bancaria ed economica in generale del sistema Italia. E l’autore della ominima legge che ha introdotto l’Offerta pubblica di acquisto non ha risparmiato qualche critica, come ad esempio quella alla commistione tra politica e mondo della finanza: “Un sistema finanziario moderno non tollera commistioni tra politica e banche. La separazione deve essere netta e se così sarà entrambe le parti in causa ne usciranno rafforzate”. Secondo Draghi inoltre è necessario trovare una soluzione ai conflitti di interessi, “sempre presenti nella terra degli intrecci azionari”. La Banca d’Italia in ogni caso seguirà da vicino tutti gli sviluppi.


E per quanto riguarda l’attività di merger and acquisitions (M&A) che in Italia si è risvegliata dall’insediamento, nel dicembre del 2005, a Palazzo Koch del successore di Antonio Fazio? “Quanto sta accadendo in Italia – ha spiegato Draghi – è una fase del processo di consolidamento europeo”. Tuttavia, “la nuova fase delle aggregazioni bancarie non è nata dai programmi delle autorità”. Infatti, Bankitalia ha svolto un ruolo “neutrale e non distaccato” e ha indicato l’obiettivo da raggiungere: affidarsi alle leggi del mercato puntando sulla crescita e “abbandonando i campanilismi”. Ora azionisti, aziende e imprese potranno beneficiare del quadro mutato del sistema finanziario nostrano e delle economie di scala, della diversificazione del rischio e della alta patrimonializzazione, tramite il rafforzamento delle imprese e la gamma di servizi ampliata e a costi inferiori rispetto a prima. “Devo dare atto – ha detto Draghi soffermandosi sulle operazioni di M&A che hanno chiamato in causa società italiane – che il sistema si è avviato al processo di consolidamento con determinazione e con coraggio. Voglio esprimere apprezzamento ai presidenti e agli amministratori delegati che hanno raccolto i vari appelli che avevo loro rivolto per cogliere le opportunità dove le sinergie erano maggiori delle eventuali difficoltà. Ora i tempi perché le sinergie si traducano in maggiore valore per gli azionisti si sono drammaticamente ristretti. Le aziende sane devono perseguire l’aumento del valore per vedere i frutti del consolidamento in atto. Le aggregazioni bancarie non devono quindi tradursi in un indebolimento della concorrenza”.


Draghi non ha poi tralasciato il capitolo dei conti pubblici. Come atteso, il numero uno di Bankitalia ha esortato il Governo a una riduzione della spesa corrente e a “interventi incisivi” sulla composizione del bilancio dello Stato. Il recente miglioramento dei conti pubblici è infatti derivato per lo più da un aumento delle tasse e non da una riduzione della spesa. “Affinché la finanza pubblica torni a essere di beneficio per la crescita e non di freno – ha affermato Draghi – occorre che il suo riordino veda meno spese correnti, più investimenti, meno tasse e che soprattutto continui. Abbiamo infatti smesso di accumulare debito, ma non abbiamo ancora cercato di ridurlo”. In passato, “l’accumulo del debito non ha aiutato l’Italia a crescere. Un debito elevato richiede imposte più alte e riduce gli investimenti. Col rialzo dei tassi tra l’altro la spesa per interessi tende di nuovo ad aumentare”. E’ necessario dunque in Italia cambiare i meccanismi di spesa: del resto “esistono margini di risparmio in tutte le grandi voci del bilancio pubblico”.


Un riequilibrio duraturo del bilancio pubblico richiede un intervento sul sistema previdenziale. Secondo Draghi per operare in questa direzione “è necessario aumentare l’età pensionabile nonché procedere a un rapido avvio della previdenza complementare”. E in merito a quest’ultimo punto: “L’anticipo al 2007 del meccanismo del silenzio assenso per il trattamento di fine rapporto (tfr) va nella direzione giusta. Tuttavia molte volte queste iniziative sono frenate dagli oneri che gravano sui risparmiatori. Va inoltre aumentata l’informazione, per fare sì che i lavoratori possano effettuare scelte consapevoli”.