Banche popolari: Equita vede consolidamento anche se salta la riforma
La riforma delle banche popolari quotate continua a dividere la politica e ad essere al centro di analisi da parte delle case d’affari. Il decreto legge del Governo mira ad eliminare il voto capitario e trasformare le grandi banche popolari in società per azioni. Assopopolari, l’associazione che tutela gli interesse di questi istituti, si è già schierata più volte contro la scelte del Governo stimando che il decreto porterà ad una flessione del Pil tricolore di 3 punti percentuali e causerà la perdita di circa 80 miliardi di euro di crediti. I broker sono invece tutti concordi nel dire che il decreto favorirà il tanto atteso consolidamento del settore.
Anche gli analisti di Equita non hanno dubbi e ritengono che il consolidamento tra le popolari sia la soluzione più razionale anche se la riforma della governance dovesse saltare. “Ci attendiamo operazioni tra più di due popolari con la creazione di due poli che facciano capo a Ubi Banca e Bpm/Banco Popolare“, spiegano gli esperti secondo cui il consolidamento delle quote di mercato dovrebbe favorire un miglioramento strutturale della redditività del settore.
Secondo la sim milanese operazioni di maggiore dimensione danno più opportunità di sinergie. “Stimiamo risparmi del 13% nella base costi (887 milioni di euro) con un impatto positivo di 2 punti percentuali sul RotE e del 34% sugli utili”, prevede Equita sottolineando come la minaccia del cambio di governance aumenta l’incentivo a realizzare sinergie.
Infine, spiegano gli analisti, le sinergie potrebbero riguardare anche altre aree come la gestione del credito. “Il consolidamento diventa un’opportunità per la creazione della bad bank delle popolari che stimiamo possa avere un impatto positivo equivalente a quello delle sinergie di costo”, si legge nel report. Senza dimenticare che la creazione di un veicolo partecipato dallo Stato permetterebbe di assorbire parte degli esuberi che si verificheranno in seguito al consolidamento.