Banche italiane -31% Ytd. Con COVID salgono NPL, incognita piano bad bank Bce, mentre cresce doom loop con BTP
Brutto periodo per le banche italiane, almeno in Borsa. Nella seduta odierna l’indice settoriale FTSE Italia All Share Banks segna oltre -4%, attestandosi a un valore inferiore del 9% dai massimi dell’8 giugno, così come lo Stoxx Europa 600 Banks.
D’altronde, il Ftse Mib scivola nel primo pomeriggio del 4% circa: UniCredit cede più del 6%, Intesa SanPaolo scivola di oltre -4%, Bper fa -4,8%, Banco BPM -6%, Ubi Banca -4,7%, Banca Mps -6%.
Dal 21 maggio all’8 giugno le banche italiane avevano recuperato più di un terzo del loro valore, ma negli ultimi giorni il trend è stato negativo. In ogni caso, i titoli si confermano il peggior settore a Piazza Affari, con un tonfo superiore a -31% rispetto al -20% dell’indice Ftse Mib.
Tra i singoli titoli spiccano il -46% da inizio anno di Bper, -36,5% Unicredit e -35% Banco BPM.
Non sono di buon auspicio gli ultimi numeri snocciolati da Bankitalia, che ha reso noto che gli NPL lordi degli istituti si sono attestati alla fine di aprile a 71,08 miliardi, salendo rispetto ai 70,95 miliardi di euro del mese precedente. In riualzo anche l’esposizione verso i BTP, a 419,26 miliardi di euro rispetto ai 392,18 miliardi di marzo.
Viene da pensare alla nota diramata da Moody’s alla fine di maggio. L’agenzia di rating, riferendosi agli istituti di credito italiani, aveva avvertito che gli effetti della pandemia del coronavirus COVID-19 avrebbero annullato i miglioramenti recenti” riportati sul fronte “della qualità dei prestiti”.
“La crisi del coronavirus probabilmente rimanderà ulteriori cessioni di crediti deteriorati, alimentando allo stesso tempo un picco di nuovi prestiti problematici. Ciò potrebbe riportare il Npl ratio delle banche italiane a doppia cifra nei prossimi due o tre anni”, si legge nella nota di Moody’s, che ha ricordato che il massimo del NPL ratio, pari al 18%, è stato testato nel 2015, per poi scendere negli anni successivi grazie all’operazione di pulizia portata avanti dal settore, fino ad attestarsi al 6,7% alla fine del 2019.
Il merito di questo ribasso è stato delle “cessioni e cartolarizzazioni incoraggiate dalla Bce”. Tuttavia, l’NPL ratio (delle banche italiane) supera la media della zona euro, pari al 2,7%”.
Il fenomeno del miglioramento della qualità degli attivi delle banche in generale dell’Unione europea è stato confermato dall’esercizio di trasparenza condotto dall’Autorità bancaria europea, Eba, che ha scritto giorni fa che la media ponderata dell’NPL ratio delle banche Ue è scesa nel quarto trimestre del 2019 al 2,7%, per l’appunto, in flessione di 20 punti base rispetto al terzo trimestre del 2019. Il valore è il più basso da quando l’Eba ha lanciato la definizione armonizzata dell’NPL nei paesi europei”.
L’Eba ha fatto notare tuttavia che “la dispersione del rapporto tra i paesi europei risulta ampia”.
E il COVID-19 rischia di rendere tutto più complicato. La crisi economica definita senza precedenti dalla maggior parte delle istituzioni ha aumentato il rischio e la probabilità dei default societari e, anche senza arrivare agli worst case scenario, ha acuito la difficoltà dei debitori nel rimborsare i crediti erogati dalle banche.
Anche e soprattutto per questo, secondo alcuni rumor riportati da Reuters, la Bce starebbe pensando a uno schema per far fronte a quelle centinaia di miliardi di euro di crediti deteriorati che nasceranno a causa degli effetti economici della pandemia.
Rumor piano Bce su bad bank per NPL Covid-19, attraverso MES
Una fonte, in particolare, ha affermato che la Bce ha creato una task force per valutare l’opzione di creare una “bad bank” verso cui far confluire la nuova mole di NPL. Lo schema comporterebbe il coinvolgimento del MES (visto come fumo negli occhi da alcuni politici italiani). Il Fondo salva-stati agirebbe in qualità di garante della bad bank, che emetterebbe a sua volta bond che le banche commerciali acquisterebbero, in cambio della cessione di portafogli di crediti deteriorati: verrebbe così neutralizzato lo shock del virus per le banche europee. Ma oggi la Commissione europea ha chiarito che, al momento, non c’è alcun procedimento formale per la creazione di una bad bank.
Focus intanto sulla nota di S&P Global Ratings, con l’analista sul credito Alexandre Birry che ha affermato che “il nostro outlook sul rating è rimasto decisamente negativo, come risultato degli effetti significativi della pandemia del coronavirus e del potenziale impatto di più lungo termine sulla redditività delle banche”.
L’agenzia di rating ha ricordato di aver lanciato 212 azioni sui rating sulle banche, dall’inizio della pandemia fino al 10 giugno, a causa del COVID-19 e/o per lo shock petrolifero. “Nonostante questo – ha precisato Birry – il 76% di queste azioni hanno preso la forma di revisioni dell’outlook, a fronte del 30% delle banche che globalmente presenta un outlook negativo”.
“Prevediamo che i risultati del secondo trimestre faranno più luce sull’impatto della pandemia sulle banche di tutto il mondo, ma l’effetto complessivo sulla qualità degli asset diventerà probabilmente chiaro più tardi, verso la fine dell’anno – ha continuato l’analista – Continuiamo a prevedere che i downgrade sui rating delle banche legati alla pandemia COVID-19 saranno limitati dal rafforzamento dei bilanci delle banche avvenuto negli ultimi dieci anni, dal sostegno che arriverà dalle autorità a favore delle famiglie e dei mercati corporate, e dal nostro scenario di base, che prevede una ripresa economica sostenuta per l’anno prossimo”.