Banche centrali protagoniste, domani tocca a BoE e Bce
In linea con le stime, oggi la Bank of Canada ha annunciato di aver confermato il tasso benchmark in quota 1%. La mossa è riconducibile alla constatazione che “l’outlook inflazionistico è sostanzialmente bilanciato mentre i rischi legati agli squilibri domestici non sono diminuiti”.
L’istituto guidato da Stephen Poloz ha rilevato un rafforzamento della crescita nel secondo trimestre confermando che l’andamento del costo del denaro dipenderà da quello degli indicatori macroeconomici. Sul valutario il dollaro canadese si rafforza e spinge il cambio con il dollaro a 1,0882 C$, lo 0,4% in meno rispetto al dato precedente.
Domani sarà invece il turno della Bank of England e della Banca centrale europea. Nel corso della riunione di agosto due dei nove membri del board dell’istituto londinese hanno votato a favore di un incremento del costo del denaro, fermo al minimo storico dello 0,5% dal marzo del 2009. Per domani gli analisti si attendono una conferma del tasso benchmark e del piano di acquisto asset rispettivamente allo 0,5% e a 375 miliardi di sterline.
Alcuni commentatori, tra cui gli analisti di JPMorgan, ritengono che domani l’istituto guidato da Mario Draghi potrebbe annunciare un nuovo taglio del costo del denaro. In questo scenario il main refinancing rate (quello che le banche pagano alla Bce per chiedere soldi in prestito) scenderebbe dallo 0,15% allo 0,05% mentre il tasso sui depositi passerebbe dal -0,1 al -0,2 per cento.
“Il presidente Draghi è stato chiaro: esiste la possibilità concreta di ulteriori allentamenti della politica monetaria”, ha dichiarato Ilian Yotov, Portfolio Manager di ATFX Currency Management. Con la Bce vicina al QE, continua Yotov, “il solco tra la politica monetaria della Bce e quelle delle altre banche centrali sta diventando sempre più profondo e questo dovrebbe mantenere l’euro sotto pressione”.