Banca d’Italia taglia stime: Pil 2015 visto a +0,4%, misure monetarie aggressive per battere deflazione

Banca d’Italia ha tagliato le previsioni sul Pil italiano per quest’anno. Le proiezioni di Via Nazionale “prefigurano per l’economia italiana una crescita modesta quest’anno, più sostenuta il prossimo: nello scenario centrale risulterebbe attorno allo 0,4% e all’1,2%, rispettivamente”. Sono le attese contenuto nel Bollettino economico pubblicato oggi da Banca d’Italia, secondo cui “resta ampia l’incertezza attorno a questi valori”. La precedente stima di luglio era per un Pil quest’anno in aumento dell’1,3%. Per Palazzo Koch “sarà cruciale l’intensità della ripresa della spesa per investimenti; un rapido miglioramento delle prospettive di domanda e delle condizioni finanziarie potrebbe accrescerla, nonostante l’elevato grado di capacità produttiva inutilizzata. Un andamento più favorevole dell’attività si avrebbe se il prezzo del petrolio si mantenesse sui valori registrati negli ultimi giorni”.
La dinamica dei prezzi al consumo resta debole. In dicembre è stata pari a -0,2% nell’area e a -0,1% in Italia; potrebbe continuare a ridursi per effetto del calo dei prezzi dei prodotti energetici. In particolare, secondo i dati di Via Nazionale, la variazione dei prezzi al consumo, “scesa allo 0,2% nella media del 2014, sarebbe marginalmente negativa quest’anno (-0,2%), risentendo in larga misura del forte calo delle quotazioni del petrolio. Al netto delle componenti energetica e alimentare l’aumento dei prezzi sarebbe comunque basso, pari allo 0,6%”. L’inflazione dovrebbe poi rimanere al di sotto dell’1% anche nel 2016 (allo 0,7%).
Prevista una ripresa graduale dei consumi, i cui segnali si sono visti già dal terzo trimestre dello scorso anno. Secondo il Bollettino, i consumi delle famiglie italiane dovrebbero aver messo a segno un progresso dello 0,3% nel 2014, mentre per il biennio 2015-2016 sono visti in crescita dello 0,9%. La ripresa dell’occupazione in Italia rimane fragile, nonostante “nei mesi estivi del 2014 il numero di occupati sia aumentato, seppur lievemente”. Le aspettative delle imprese circa l’evoluzione della domanda di lavoro nei primi mesi del 2015 continuano a essere negative.
Nel complesso l’attività economica, oltre a trarre vantaggio dalla caduta del prezzo del petrolio e dalla graduale accelerazione degli scambi internazionali, verrebbe sostenuta dall’orientamento espansivo della politica monetaria, riflesso anche nel deprezzamento dell’euro, e dalle misure di riduzione del cuneo fiscale disposte con la legge di Stabilità”. I rischi per l’attività economica, secondo gli esperti di via Nazionale, possono invece derivare dal riacutizzarsi delle tensioni sui mercati finanziari internazionali “per il peggioramento della situazione politica in Grecia e della crisi in Russia, nonché per l’indebolimento della congiuntura nelle economie emergenti“.
Misure aggressive di sostegno monetario possono contribuire a contrastare le pressioni al ribasso sui prezzi e la debolezza dell’attività economica nell’area. Nelle nostre valutazioni un’espansione del bilancio dell’Eurosistema, che si riflettesse in una riduzione dei tassi di interesse sui titoli di Stato a più lungo termine pari a 50 punti base e in un deprezzamento dell’euro del 5%, si tradurrebbe in un livello del Pil più elevato di circa mezzo punto percentuale nel biennio 2015-16, sia in Italia sia nel complesso dell’area; l’inflazione risulterebbe più alta di due-tre decimi di punto in ciascun anno. Gli effetti sarebbero maggiori se si tenesse conto anche dell’impatto che le nuove misure potrebbero avere sulla fiducia e sulle aspettative di inflazione di famiglie e imprese.