Banca Carige alle corde: accordo in extremis per l’aumento oppure sarà risoluzione, Padoan in pressing
E’ corsa contro il tempo da parte del management di Banca Carige per riuscire a trovare un’intesa con le banche per l’aumento di capitale da 560 milioni di euro. Senza un accordo nelle prossime ore il rischio è di una risoluzione che potrebbe comportare la necessità di un nuovo intervento statale sulla falsariga di quanto successo per Mps e le due banche venete. In tal senso, stando alle indiscrezioni riportate da La Stampa, il ministro Pier Carlo Padoan sarebbe già andato in pressing su Genova spingendo per un accordo tassativamente entro domenica.
Ieri Carige è stata sospesa dalle contrattazioni di Piazza Affari per tutto il giorno dopo aver fatto sapere che l’aumento di capitale non è partito, in quanto non si sono pienamente realizzate le condizioni per la costituzione del consorzio di garanzia ai fini dell’avvio dell’operazione. Questa mattina la Consob ha comunicato la sospensione del titolo Carige fino a quando il quadro informativo non sarà più chiaro.
Rischio risoluzione con successivo intervento dello Stato
In caso di mancato accordo sull’aumento di capitale, necessario per rispettare le richieste della Bce (ricapitalizzazione di almeno 500 mln entro fine 2017) si prospetta uno scenario di messa in risoluzione della banca genovese, istituto da 587 sportelli e oltre 1 milione di clienti. Si farebbe largo in tal caso la possibilità di una successiva suddivisione in good e bad bank, come prospettati ieri dagli analisti di Banca Akros. In tal modo la banca ponte verrebbe ricapitalizzata dallo Stato, mentre nella bad bank confluirebbero tutte le sofferenze. Uno schema che quindi andrebbe a ricalcare quello delle 4 good bank, tra cui banca Etruria, finite in risoluzione esattamente due anni fa e quello delle due banche venete finite in amministrazione coatta quest’anno per poi passare a Intesa Sanpaolo con il sostegno del Tesoro. Nelle casse del fondo salva risparmio risulta ancora disponibilità per 5,8 mld, ma un nuovo intervento necessiterebbe del via libera di Bruxelles.
Trattative serrate per trovare accordo con banche
Intanto oggi tornerà a riunirsi il top management di Carige con il ceo Paolo Fiorentino che dovrà cercare di sbrogliare la matassa e convincere le tre banche del consorzio di garanzia (Credit Suisse, Barclays e Deutsche Bank) a sostenere l’aumento da 560 mln.
Malacalza Investimenti ha confermato la sua disponibilità a sostenere Banca Carige. Il principale azionista di Banca Carige ha inoltre presentato istanza all’autorità di vigilanza per essere autorizzata a incrementare la propria partecipazione in Carige fino al 28% del capitale dall’attuale 17,6%. Al momento, gli impegni sottoscritti ricevuti dalla Banca ammontano all’11,75% del capitale sociale.