Avviso ai trader: attenzione, la Balena del Nasdaq è tornata. Boom opzioni su questi titoli
La Balena del Nasdaq ci riprova e raddoppia la sua scommessa sui titoli tecnologici: dopo le puntate accumulate entro la metà di agosto nelle grandi Big Tech quotate a Wall Street, con partecipazioni valutate $10 miliardi, l’inizialmente misteriosa Balena del Nasdaq, poi smascherata e identificata nella conglomerata giapponese SoftBank, ha raddoppiato la sua esposizione sui titoli hi-tech a oltre $20 miliardi: a conferma, praticamente, di come le polemiche scattate per la sua responsabilità prima nel melt-up di agosto e successivamente nel sell off di settembre non l’abbiano affatto scalfita.
In particolare, sia il Financial Times che il Wall Street Journal avevano rivelato l’enorme portata delle scommesse lanciate da colosso nipponico fondato da Masayoshi Son, che in questi ultimi anni ha puntato sul trading massiccio di strumenti derivati, ricorrendo alla cosiddetta strategia “positive gamma”: strategia a dir poco speculativa, basata sull’acquisto di singoli azioni di società hi-tech e Internet, e anche di opzioni call sulle stesse azioni.
Proprio le opzioni di Softbank avrebbero determinato in parte il rally di Wall Street di qualche mese fa, facendo registrare al Nasdaq Composite e allo S&P 500 continui valori record, prima che arrivasse l’ondata ribassista di settembre a fare un po’ di pulizia sui mercati.
Insomma, il boom degli acquisti di call option sarebbe stato tra gli elementi alla base del cosiddetto melt-up, avvenuto durante l’estate, di diversi titoli tecnologici. Che si sarebbero poi sgonfiati.
C’è da dire, tuttavia, che nessuna responsabilità nel rally scatenato delle Big Tech è stata riconosciuta da SoftBank. Tutt’altro, visto che, in una recente intervista rilasciata a Bloomberg Rajeev Misra, il numero uno della divisione SoftBank Investment Advisers – che a sua volta controlla il Vision Fund del gigante -, ha definito prive di fondamento le accuse secondo cui SoftBank avrebbe gonfiato il valore dei titoli tecnologici attraverso le sue operazioni di trading sulle opzioni.
“Nessuno di chi acquista $10 miliardi del Nasdaq nell’arco di appena qualche settimana riuscirà a condizionare il Nasdaq. Non siamo neanche delfini, figuriamoci se siamo balene“.
Sarà: fatto sta che dai documenti depositati presso le autorità di regolamentazione dei mercati, emerge che SoftBank detiene $3,9 miliardi in azioni tech a beta elevato, come Amazon, Alphabet, Nvidia e Netflix.
La tabella rivela le esposizioni della conglomerata nelle azioni tecnologiche.
Softbank sta acquistando anche altre azioni oltre a quelle elencate, espandendo la propria presenza anche nelle società più piccole.
Per esempio, si apprende da Bloomberg che la scorsa settimana ha investito $215 milioni nella norvegese Kahoot, che produce siftware per l’istruzione.
Sempre Bloomberg ha pubblicato giorni fa un articolo lanciando un chiaro alert su quanto starebbe avvenendo a Wall Street nell’ultimo periodo: “‘Whale’ may be back. Why stock market traders need to be vigilant”.Tradotto: “La Balena sarebbe tornata. Ecco perchè chi fa trading sul mercato azionario dovrebbe essere vigile”.
Il motivo dell’attenti? Così si legge nell’articolo:
“I trader che stanno tornando a fare incetta di titoli tecnologici di quelle società che presentano una mega capitalizzazione devono tenere d’occhio il mercato delle opzioni, dove l’attività tuttora elevata lascia prevedere un aumento della volatilità. Sebbene il ritmo frenetico della speculazione negli strumenti derivati si sia di recente lievemente affievolito, non si è comunque fermato, e un coro di analisti avverte che il trading rimane soggetto a oscillazioni destinate a inasprirsi“.
A confermare l’alto rischio volatilità scatenato dal mercato delle opzioni, è il trend del parametro che misura l’incidenza sui volumi totali dei contratti sulle singole azioni, che è rimasta pari al 19% su base annua, secondo quanto riportato da JP Morgan.
La maggior parte di questa percentuale è concentrata in azioni che stanno attraversando una fase di momentum o in titoli di colossi tecnologici a mega capitalizzazione, per l’appunto. E il problema è che la situazione è esacerbata dal fatto che la liquidità presente sui mercati continua a essere ancora bassa.
“Operazioni di trading eccezionalmente imponenti in mercati caratterizzati da una bassa liquidità, soprattutto effettuate in alcuni settori (come quello della tecnologia) o sulla base di stili di investimento (cavalcando il momentum), che vengono considerati overbought o oversold, aumentano il rischio di movimenti esasperati di titoli, visto che i dealer si muovono cercando di fare hedge sulla loro esposizione”.
Boom contratti su FB, Amazon, Netflix, Apple, Amazon
E, sempre dai dati di Bloomberg, emerge che le call open interest su Facebook, Amazon, Netflix, Alphabet, Apple e Microsoft, ovvero il numero complessivo di contratti di opzioni call che sono stati accumulati su queste azioni, si sono attestate in media a 12,8 milioni di contratti nei trenta giorni terminati lo scorso venerdì 9 ottobre, al massimo dagli inizi del 2019. Così come gli open interest totali sull’ Invesco QQQ Trust Series 1 exchange-traded fund sono pari a 8,9 milioni di contratti, al di sopra della media a un anno dell’ETF, pari a 7,2 milioni circa.
Tutto questo, mentre la Balena del Nasdaq ha acquistato in un solo giorno contratti call sui titoli tecnologi per un valore di $200 milioni.
Ma la speculazione di certo non vede solo Softbank sul banco degli imputati.
Protagonisti sono anche i piccoli investitori, che magari fanno trading su piattaforme del calibro di Robinhood, per esempio e che, secondo i dati di Options Clearing Corp. compilati da Jason Goepfert di Sundial Capital, hanno speso più di $511 miliardi in opzioni call nel momento più febbrile dell’acquisto dei contratti. La febbre si è poi smorzata nella prima settimana di ottobre, quando il valore è calato a $343 miliardi.
Robert Knopp, co-responsabile del team di trading sulle opzioni sullo S&P di Optiver, tiene a ricordare comunque che, quanto sta avvenendo in questi ultimi mesi, si spiega con il fatto che gli investitori stanno assistendo a movimenti violenti nei prezzi delle opzioni, a una elevata volatilità implicita e a spread più ampi nei contratti, in un momento in cui si preparano a fare hedge contro le turbolenze dei mercati, in attesa delle elezioni presidenziali Usa del prossimo 3 novembre.