L’avventura americana di Fiat entra nel vivo: la Cinquecento torna a correre negli States
Fiat is back. Nel giorno in cui General Motors ritorna a Wall Street con un’Ipo che profuma di record, è il Lingotto a rubare la scena. Oggi è il giorno del ritorno della 500 negli States. La piccola italiana, che tornerà a correre sulle strade delle metropoli americane, da New York a Chicago, da Miami a Los Angeles, è l’ultima scommessa su cui si gioca l’avventura americana dell’amministratore delegato di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne. Un automobile dal forte potere evocativo, che punta diventare il nuovo status symbol. La baby Fiat punta laddove è già riuscita la Mini. E ha le carte in regola per farcela.
“Oggi è una bella giornata. La 500, primo risultato tangibile dell’alleanza Fiat-Chrysler, avrà un grandissimo futuro. Siamo soddisfatti di quello che siamo riusciti a ottenere”, ha annunciato Marchionne, ricordando che “sono 27 anni di assenza dal mercato americano e torniamo con orgoglio”. Regalando anche qualche briciola di storia privata. “Avevo comprato una Fiat quando vivevo a Toronto nel 1968” e ho avuto “un’esperienza piuttosto negativa associata a questo marchio: avevo una 124 coupé bianca con i sedili neri che è durata 18 mesi perché il sale ha intaccato la lamiera della carrozzeria e me ne sono dovuto disfare nel 1970 perché era completamente impossibile guidarla”, ha ammesso il top manager.
Ma l’immagine che gli americani avevano della Fiat “credo sia abbastanza vecchia da essere stata ormai dimenticata da questa clientela. La cosa importante – ha sottolineato – è che adesso siamo tornati con un partner che è assolutamente credibile nel mercato americano, che ci ha dato la possibilità di produrre in maniera intelligente e coerente con le richieste del mercato. I problemi del passato non si ripeteranno. Questa è una macchina che ha una grandissima storia – ha concluso Marchionne – ha venduto più di mezzo milione di vetture dal 2007, ci mancava la fetta del mercato americano e oggi siamo qui”.
La piccola italiana costruito in Messico avrà, infatti, il primo compito impegnativo di cancellare dalla memoria del consumatore americano quell’immagine di bassa qualità che ha caratterizzato per molto tempo i modelli targati Fiat. Tanto che era stato coniato il motto “Fix it again, Tony”, ossia aggiustala ancora Tony. Dalla sua di certo ha una buona dose sex appeal. Basta ricordare a settembre quando la serie limitata di 500 andò esaurita in meno di due ore.
Se Oltreoceano queste ore avranno il sapore della festa, in Italia il clima resta teso. Il futuro degli stabilimenti Fiat finirà al centro del vertice al ministero dello Sviluppo economico: il ministro Paolo Romani vedrà i leader confederali, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Sul tavolo la situazione degli stabilimenti italiani. E Marchionne da Oltreoceano manda un segnale chiaro: “fare una proposta per Mirafiori che spero si concluderà prima di Natale perché ovviamente non possiamo più aspettare”.
Per l’impianto Fiat di Mirafiori, ha aggiunto, “siamo arrivati agli sgoccioli: continuo a dire a tutti quanti che il tempo corre e che noi dobbiamo investire per andare avanti. Se riusciamo a trovare le condizioni per farlo e garantirci la governabilità degli stabilimenti in Italia lo facciamo. Se non ci vogliono – ha sottolineato Marchionne – ce lo dicano. Non è una minaccia, ma dobbiamo produrre la 500 che qui negli Usa non ha avuto un minimo di intoppo a livello sindacale: è stata lanciata nei tempi previsti e con gli stessi costi. Questo tipo di affidabilità deve iniziare a scaturire anche in Italia. La Fiat è impegnata a portare avanti il discorso – ha concluso – vediamo dove ci porta”.