Atlantia: dal mondo politico spunta l’ipotesi alternativa di un’entrata diretta di Cdp
L'entrata di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) direttamente nel capitale di Atlantia. Sarebbe questa la soluzione alternativa, secondo quanto riporta Il Messaggero. Il quotidiano parla dell'ipotesi dell'acquisto di una quota del 10-15% di Atlantia da parte di CDP direttamente da Edizione Holding, con una governance stabilita ed una exit concordata per Edizione Holding. Andrebbe definito il tema del prezzo e potrebbero sorgere delle diatribe legate al fatto che Atlantia gestisce autostrade ed aeroporti in altri paesi, che potrebbero non gradire la presenza del governo italiano nella holding. L'ipotesi di entrata di CDP direttamente in Atlantia era già emersa a fine novembre, tuttavia, la novità riportata dal Messaggero è che l'idea starebbe maturando nel mondo politico ed in particolare sarebbe del M5S.
Equita sottolinea che se CDP entrasse direttamente nel capitale di Atlantia potrebbe acquisire al massimo una quota del 25% per evitare il lancio dell'Opa obbligatoria. Dovrebbe inoltre essere fermato il processo di vendita/spin-off di Aspi avviato dal Cda, che potrebbe decadere se non arrivasse nessuna offerta vincolante per il 55% di Aspi entro marzo. "Si tratterebbe di una soluzione positiva perché permetterebbe di mantenere integra la struttura attuale del gruppo (Aspi conta per il 45% dell'Ebitda adjusted post minorities 2019), verrebbe a ridursi la conflittualità con il governo, il costo del debito si ridurrebbe sensibilmente e la gestione sarebbe market friendly (75% del titolo flottante)", aggiungono dalla sim milanese.
Equita sottolinea che se CDP entrasse direttamente nel capitale di Atlantia potrebbe acquisire al massimo una quota del 25% per evitare il lancio dell'Opa obbligatoria. Dovrebbe inoltre essere fermato il processo di vendita/spin-off di Aspi avviato dal Cda, che potrebbe decadere se non arrivasse nessuna offerta vincolante per il 55% di Aspi entro marzo. "Si tratterebbe di una soluzione positiva perché permetterebbe di mantenere integra la struttura attuale del gruppo (Aspi conta per il 45% dell'Ebitda adjusted post minorities 2019), verrebbe a ridursi la conflittualità con il governo, il costo del debito si ridurrebbe sensibilmente e la gestione sarebbe market friendly (75% del titolo flottante)", aggiungono dalla sim milanese.