Notizie Notizie Mondo Atene: passa la Finanziaria di Papandreou, ma economisti calcolano l’uscita greca dall’Ue

Atene: passa la Finanziaria di Papandreou, ma economisti calcolano l’uscita greca dall’Ue

23 Dicembre 2010 08:03

Finale d’anno con il botto per Atene. La Grecia continua ad essere assediata, persino a Natale, dagli interminabili scioperi contro le misure di austerity. Dopo agricoltori, camionisti, marittimi, studenti, statali, pensionati, medici e giornalisti, in rivolta contro il governo di Giorgio Papandreou, per la terza settimana consecutiva, sono stati i trasporti pubblici. Ma il premier va avanti convinto che in tre anni di sacrifici il brutto anatroccolo greco si trasformerà nel principe della nuova Europa.


In una giornata vissuta pericolosamente, il parlamento greco ha approvato stanotte la manovra finanziaria da 14,4 miliardi di euro per il 2011. Un passo obbligato secondo gli addetti ai lavori. E il motivo è semplice: si tratta di una finanziaria che impone una nuova serie di tagli di spesa e aumenti di imposte chiesti da Unione europea e Fondo monetario internazionale in cambio del salvataggio da 110 miliardi di euro. L’obiettivo della legge sul Bilancio per l’anno che verrà punta ad abbassare il rapporto deficit-pil greco dal 9,4% previsto per quest’anno ad un 7,4%.


Il governo guidato da Papandreou ha intrapreso la difficile strada del rigore finanziario d da qualche mese. La rivolta dei mezzi pubblici di ieri fa è solo l’ultima di una lunga serie di manifestazioni che denunciano come il clima stia diventando insostenibile all’ombra del Partenone: lo stop di ieri segue lo sciopero generale di 24 ore del 15 dicembre indetto dai sindacati del settore pubblico (Adedy) e privato (Gsee) malgrado il governo abbia a più riprese sottolineato che non vi è alternativa alle drastiche misure introdotte per poter riportare l’enorme deficit sotto il 3% del Pil nel 2014.


Si tratta di misure che hanno ridotto drammaticamente il tenore di vita della popolazione provocando infinite proteste che proseguiranno nei prossimi mesi investendo numerose altre categorie colpite dalle misure per liberalizzare le professioni. Eppure i risultati dando un’occhiata ai conti pubblici stanno dando ragione a Papandreu, anche se il prezzo da pagare è altissimo: nel periodo tra gennaio e novembre di quest’anno, il deficit di bilancio della Grecia è ancora monstre: è ammontato a 18,7 miliardi di euro, ma in calo rispetto ai 25,6 miliardi dello stesso periodo del 2009. La diminuzione del deficit di quasi 7 miliardi di euro è pari ad una percentuale del 27,1%. Le entrate nette di bilancio sono salite del 4,8% rispetto al periodo gennaio-novembre 2009, soprattutto per effetto dell’aumentato gettito dell’Iva e delle maggiori entrate derivanti dalla lotta all’evasione fiscale. Mentre le spese di bilancio sono, al contrario, diminuite del 6,4%.
 
La legge di Bilancio approvata questa notte permette a Papandreou di essere ottimista riguardo al prolungamento del periodo per la restituzione del prestito concesso alla Grecia. Secondo il premier nei prossimi mesi il suo governo potrà, infatti, raggiungere un accordo per l’estensione dei termini di rimborso del prestito Ue-Fmi da 110 miliardi. Il premier ha indicato anche che l’accordo potrebbe essere raggiunto a febbraio, poco prima dell’erogazione della nuova tranche del prestito.


Eppure Mark Cliffe, capo globale sulla ricerca dei mercati finanziari di Ing, non è così convinto della bontà dell’azione del governo greco. E in una analisi personalissima l’esperto getta ombre sulla solidità dell’Unione europea, arrivando a prendere in considerare anche l’uscita della Grecia. Secondo i calcoli effettuati dallo strategist di Ing l’ipotesi di un addio greco alla nave Europa avrebbe comunque un effetto limitato sui Paesi dell’Eurozona in quanto la produzione si contrarrebbe appena dell’1%. Il dissolversi di Eurolandia avrebbe conseguenze ben più drammatiche. Con le nuove valute in caduta libera di almeno il 50% e anche di più, le economie della Periferia come Spagna e Portogallo vedrebbero i tassi di inflazione raddoppiare. Mentre la Germania e i paesi core andrebbero incontro a shock deflazionistici.