Astaldi soffre l’effetto Trump con Buzzi Unicem e Salini. Note di Equita e Banca Akros
La grave crisi “corporate” che ha travolto Donald Trump, costretto a smantellare i suoi comitati economici dopo l’esodo dei Ceo di diversi colossi americani, ha conseguenze anche su Astaldi e in generale sui titoli del settore costruzioni.
Particolarmente negativa la notizia, resa nota dalla stessa Casa Bianca, relativa alla decisione dell’amministrazione di abbandonare il piano per la creazione del consiglio per le infrastrutture Advisory Council on Infrastructure, stabilito con un ordine esecutivo che il presidente aveva firmato a luglio. L’annuncio segue la decisione di chiudere anche il Manufacturing Council e lo Strategy & Policy Forum, dopo che diversi dirigenti hanno sbattuto la porta in faccia a Trump, abbandonando i panel, come segno di protesta contro i commenti rilasciati dal presidente dopo le violenze di Charlottesville.
Così il funzionario della Casa Bianca:
“Il presidente ha annunciato la fine del Manufacturing Council e dello Strategy & Policy Forum. Inoltre, l’Advisory Council on Infrastructure, che era ancora in via di formazione, non andrà avanti”.
Il titolo Astaldi viene colpito dalle vendite scontando la notizia e cede alle 11 ora italiana -0,85% circa a quota 5,32 euro, scontando anche la nota di Equita, che taglia il target price a 5,8 euro. (confermando il rating hold).
Male anche altri titoli del settore, come Buzzi Unicem, che perde più dell’1%, a 20,18 euro, e Salini Impregilo, la peggiore tra le tre con una flessione superiore al 2%, a 2,868 euro.
Il Consiglio per le infrastrutture era stato concepito per – si legge nel comunicato diramato al momento del piano per la sua creazione – “studiare la portata e l’efficacia, giungere a conclusioni e presentare raccomandazioni al presidente (Usa) in merito ai finanziamenti del governo federale, al sostegno e alla presentazione di progetti di infrastrutture in diversi settori, tra cui quelli del trasporto di superficie, dell’aviazione, dei porti e canali, delle risorse idriche, dell’energia rinnovabile, dell’erogazione dell’elettricità, della banda larga, delle tubature, e di altri settori simili stabiliti dal Consiglio”.
Le nota di Equita e Banca Akros su Astaldi
Intanto Equita ha diramato una nota, aggiornando il giudizio post semestrale.
Rivisto al ribasso del 20% l’outlook sugli utili del periodo 2017-2018 rispettivamente a 80 milioni e a 76 milioni di euro. Equita ha motivato la decisione principalmente con il taglio del contributo delle concessioni, “scontando la riclassifica del Terzo Ponte sul Bosforo tra le attività in via di cessione, il consolidamento linea per linea dell’ospedale di Mestre e gli effetti negativi delle cessioni Chackayes e M5 (incluse nel primo semestre del 2017″.
Equita, prosegue la nota, ha “peggiorato il risultato della gestione finanziaria di -30 milioni includendo gli scostamenti registrati nel primo semestre del 2017″.
Sul 2018, inoltre, gli analisti hanno scritto di aver “tagliato il contributo delle concessioni ad equity coerentemente con quanto fatto sul 2017E e confermato il margine delle costruzioni ed il risultato della gestione finanziaria”.
In definitiva, se “sul 2017 le nostre stime sono coerenti con le guidance (di Astaldi): ricavi +5% in linea con la guidance; EBIT margin 10.1% contro 9/10%, NFP (posizione finanziaria netta) -981 milioni contro circa -1 miliardo, siamo invece più prudenti sul 2018 che ci sembra scontare uno scenario troppo aggressivo“.
Di conseguenza, Equita prevede:
- ricavi 3,3 miliardi contro 3,6 miliardi della guidance
- EBIT margin 8.1% contro 9%
- NFP (posizione finanziaria netta ) a -991 milioni contro circa -900 milioni.
Viene fatto notare che “l’equity story di AST (Astaldi) resta legata ad una riduzione significativa del debito che può derivare solo dalla cessione degli asset turchi”.
Gli analisti di Banca Akros, invece, hanno reiterato il rating reduce e confermato il target price a 3,40 euro.
Banca Akros guarda ai rumor secondo cui il Comune di Milano starebbe valutando l’estensione della linea metropolitana M5 verso nord. Dal momento che Astaldi è stata responsabile della costruzione della M5 ed è stata coinvolta anche nel veicolo concessionario con una partecipazione del 38,7%, secondo gli analisti è ragionevole ipotizzare che la società possa avere un vantaggio nella gara per l’aggiudicazione del “nuovo lotto”. E “il nuovo contratto potrebbe valere 1,3 miliardi di euro”.