News Notizie Mondo L’Arabia Saudita non arretra: la guerra del petrolio continua ma Wall Street per ora non se ne preoccupa

L’Arabia Saudita non arretra: la guerra del petrolio continua ma Wall Street per ora non se ne preoccupa

Pubblicato 23 Dicembre 2014 Aggiornato 19 Luglio 2022 16:03
Wall Street è di nuovo vicina ai massimi storici e potrebbe dare un ultimo ritocco verso l'alto dopo un anno trascorso a stabilire nuovi record. La pennellata finale a un quadro che vede l'indice Dow Jones Industrial guadagnare quasi 10 punti percentuali da inizio anno e un S&P500 che segna un rialzo superiore al 12% potrebbe essere di colore nero. Nero come il petrolio che tante angosce ha creato e sta creando con la sua discesa. Al momento infatti, sembra prevalere un atteggiamento positivo degli investitori sul tema: "La caduta del prezzo del barile libera capacità di spesa per i consumatori e nel contempo mantiene basse le pressioni sull'inflazione diminuendo la probabilità di un imminente rialzo dei tassi di interesse da parte della Fed" è il commento di Michael Hewson, chief market analyst di CMC Markets UK. Se si decide di ignorare il contraltare delle difficoltà a cui vanno incontro le società dello shale oil, con i conseguenti rischi di default e la creazione di tensioni sul mercato delle obbligazioni ad alto rendimento, il carburante e prezzo di saldo non è poi così male. E non appare una questione in grado di risolversi nel breve termine: "Il ministro del Petrolio saudita Ali Al-Naimi ha dichiarato ieri che potremmo vedere nuovi minimi nel mercato dell'oro nero" prosegue Hewson. Brent e Wti si sono affrettati a rimangiarsi i pochi guadagni messi insieme dopo le dichiarazioni di altri ministri sauditi convinti di essere vicini a un minimo di mercato, almeno temporaneo. Il barile del Mare del Nord è tornato a galleggiare in area 60 dollari. Si muove più in basso il Wti in zona 55 dollari al barile. "L'Arabia saudita - ha affermato Al-Naimi - non ha intenzione di tagliare la sua produzione ed è pronta anche a incrementarla nelle giuste circostanze, indipendentemente dal fatto che il prezzo del petrolio sia a 20, 30 o 40 dollari al barile". La guerra per proteggere le quote di mercato prosegue e l'Arabia Saudita non ha alcuna intenzione di allentare la presa sui paesi non-Opec, come la Russia. Gli effetti, tuttavia, si riverberano anche sui paesi membri dell'Organizzazione dei Paesi esportatori, in particolare quelli che soffrono di più nella situazione attuale come Venezuela, Iran e Iraq. "Come conseguenza - conclude Hewson - assisteremo all'uscita di dichiarazioni contrastanti che possono causare movimenti erratici nel prezzo del barile".