Appello della Corte dei Conti: troppo rigore fa male, si torni a guardare alla crescita
Nell’ultimo biennio – si legge nel testo dell’audizione diffuso dalla Corte – l’efficacia delle misure rilevanti di contenimento della spesa pubblica si è tradotta in una riduzione in valore assoluto delle uscite totali al netto degli interessi. Ma in un contesto di riduzione del Pil in termini reali, la quota della spesa sul prodotto è rimasta al di sopra dei livelli pre-crisi.
L’urgenza di corrispondere alle richieste dell’Europa ha, dunque, indotto a ricorrere pesantemente al prelievo fiscale, forzando una pressione già fuori linea nel confronto europeo e generando le condizioni per un ulteriore effetto recessivo. Esisterebbe quindi il pericolo di un corto circuito rigore/crescita, favorito dalla composizione delle manovre correttive. Secondo i dati della Corte le manovre sarebbero per quasi il 70% affidate, nel 2013, ad aumenti di imposte e tasse, con la pressione fiscale prevista oltre il 45%nell’intero triennio 2012-2014.
“Lo stesso orientamento dei mercati – ha aggiunto Giampaolino – appare sempre più influenzato dalla percezione negativa delle prospettive di crescita di paesi come l’Italia o la Spagna ed anche dall’impressione che l’alto livello della pressione fiscale sia destinato a perdurare, in ragione della difficoltà di andare oltre l’attuale compressione della spesa pubblica, se non ripensando radicalmente il perimetro entro il quale dovrebbero svilupparsi gli interventi dell’operatore pubblico”.