Analisti divisi: ma i timidi “tori” prevalgono sugli “orsi”
Le ultime settimane ci hanno ricordato che la legge dell’entropia (o ordine dal caos) non governa solo il funzionamento dell’universo, ma anche quello dei mercati globali. Tuttavia, se l’interazione “intelligente” degli esseri umani con la natura permette di manovrare a nostro vantaggio lo stato naturale delle cose, in tema di mercati finanziari sapranno i decisori politici governare l’entropia degli asset rischiosi? E – si domanda ancora Lombard Odier in un interessante report – chi vincerà, tra “orsi” e “tori”, nei prossimi mesi?
Orsi terrorizzati
Le argomentazioni a favore degli “orsi “sono chiare. L’enorme aumento della leva finanziaria nell’economia globale dalla crisi del 2008/9, soprattutto in Cina e nel settore dell’energia globale, sta andando incontro alla sua fine inevitabile. “Sta iniziando un’inversione necessaria nel ciclo di default per ripulire il sistema, oggi bloccato da un impiego del capitale non redditizio piuttosto consistente“, spiegano Salman Ahmed, Global Strategist, e Jan Straatman, Global CIO di Lombard Odier Investment Managers. L’uso diffuso di programmi di acquisto di asset sostenuti dall’emissione di nuova moneta, attuati da Banche centrali, ha indirettamente incentivato l’uso inefficiente del capitale, senza tenere sufficientemente conto dei fondamentali sottostanti. Ora l’attenzione ai fondamentali è diventata più acuta che mai, con il continuo rallentamento della Cina, associato ai rischi di tracollo che si riverberano in tutto il panorama macro. La situazione non è favorita dall’inizio del ciclo di rialzo dei tassi da parte della Fed, che ha creato una spinta al rialzo per il dollaro (la valuta di riserva fondamentale a livello globale) nell’ultimo anno e mezzo. “Per riepilogare, l’argomentazione ribassista è la seguente: le carte sono ormai scoperte e le valutazioni generose (soprattutto per gli asset rischiosi statunitensi) sono fuori sincrono con la realtà economica globale. Pertanto, il complesso degli asset rischiosi deve subire un forte shock di “beta”, che sta appena iniziando a spingere al rialzo i premi al rischio“, è il commento di Ahmed e Straatman.
Tori spaventati
L’argomentazione del partito dei “tori”, che incoraggia all’acquisto di asset rischiosi, si fonda sul premio al rischio relativo (rispetto alle obbligazioni governative) e sulla fiducia nel continuo impatto positivo delle politiche sui prezzi degli asset, se non sugli esiti economici, sia nelle economie avanzate sia in Cina. L’opinione dei tori è rafforzata ulteriormente da un ambiente di disinflazione globale: questo significa che altre Banche centrali fondamentali, come la BCE e la BoJ, dovranno attuare ulteriori misure di easing monetario, riattivando così il canale di riequilibrio dei portafogli, e gli investitori saranno obbligati a cogliere il premio al rischio extra offerto per raggiungere i propri obiettivi di rendimento. “Questo scenario è più evidente nello spazio azionario europeo, dove la continua ripresa economica graduale, le condizioni di credito meno rigide, la deflazione e le valutazioni meno stringenti creano una buona argomentazione per una ripresa dei prezzi degli asset – dicono Ahmed e Straatman – Tuttavia, dopo sette anni di ripresa economica globale relativamente contenuta e dubbi crescenti sull’efficacia della politica monetaria basata sul QE, ci sono buone ragioni per nutrire paure reali in merito a uno scenario rialzista sostenuto da tali politiche“.
Politica monetaria baluardo contro un’inversione del ciclo
Come quadrare il cerchio? Secondo Lombard Odier, sebbene la politica monetaria non abbia avuto grande successo in termini di impatto reale sull’economia, la sua forte influenza sugli asset rischiosi è innegabile. La politica monetaria resta quindi il baluardo fondamentale contro un’inversione del ciclo economico, che sembra essere diventato un obiettivo chiave per tutti i governi. “Stiamo già vedendo alcuni segnali di questa aumentata sensibilità alle condizioni economiche, con la Bce che ha indicato un ulteriore easing, mentre la Fed la scorsa settimana ha consolidato il proprio atteggiamento dovish, nonostante l’avvio, lo scorso dicembre, del primo ciclo di rialzo dei tassi dal 2006”, spiegano gli analisti di Lombard Odier. Che aggiungono: “Pensiamo però che la promessa o la reale iniezione di ulteriore liquidità ridurrà il rischio di un importante shock del “beta”, consentendo un’azione dei prezzi più differenziata, sebbene turbolenta, nelle dinamiche degli asset rischiosi”. Visti gli sviluppi delle ultime settimane Lombard Odier ha rivisto nell’outlook 2016. “La probabilità del nostro scenario di base di “nipponizzazione” nella disinflazione europea/globale è ulteriormente cresciuta, considerato il crollo dei prezzi dell’olio e la pressione al ribasso sul settore manifatturiero globale – spiegano Ahmed e Straatman – Ecco perché abbiamo rivisto la probabilità dello scenario di base al 70%, rispetto al precedente 60%. Viste però sia le capacità delle autorità cinesi sia gli ampi deflussi di capitale degli ultimi due anni (che implicano una minore esposizione globale ai rischi cinesi), riteniamo che il rischio di un tracollo finanziario trainato dalla Cina resti saldamente al di sotto del 50%“.