Se non è fuga questa, poco ci manca. Dall’inizio dell’anno, i depositi dei clienti presso le filiali Allied Irish Banks sono calati di complessivi 13 miliardi di euro a causa delle turbolenze finanziarie che hanno coinvolto il paese. La notizia balena questo pomeriggio in concomitanza con l’annuncio che il previsto aumento di capitale verrà ampliato da 5,4 a 6,6 miliardi di euro. Un passo quasi obbligato per la banca irlandese, dopo la decisione di abbandonare il progetto di vendita della britannica Aib Group e che rende ancora più drammatica la situazione in cui versa il settore finanziario del Paese.
I listini non reagiscono alla novità: già da qualche ora sono tornati a scontare il clima di tensione sull’Irlanda, i cui titoli di stato decennali hanno un rendimento dell’8,28%, mentre Ue, Bce ed Fmi sono al lavoro per sciogliere il nodo del debito pubblico. A Milano il Ftse Mib cede l’1,22%. Parigi segna un -0,82%, Madrid perde l’1,6% e Francoforte lo 0,39%.
La delicata situazione finanziaria dell’Irlanda e il rischio che anche altri paesi, come la Spagna e il Portogallo, possano presto trovarsi in acque poco sicure a causa dell’andamento del debito induce gli investitori a sposare un atteggiamento prudente. A farne le spese sono soprattutto le azioni delle banche. Anche se, secondo gli analisti, le banche italiane hanno una esposizione limitata almeno nei confronti dell’Irlanda.
Il problema più urgente dell’isola del Trifoglio è proprio quello del sistema finanziario, che non è ancora in grado di essere autosufficienti nonostante una ricapitalizzazione costata allo Stato più di 50 miliardi di euro, la cui conseguenza è un deficit-monstre schizzato al 32%.A Dublino le trattative continuano a pieno ritmo. Ad uno ad uno in queste ore gli esperti di Commissione Ue, Bce ed Fmi sono arrivati nella capitale irlandese, già ieri teatro di colloqui e lunghe riunioni che hanno coinvolto anche la Banca centrale d’Irlanda. E’ il direttore del Fondo europeo di stabilità finanziaria creato dopo la crisi greca, Klaus Regling, ad anticipare a Le Monde che le condizioni a cui verrà concesso il prestito saranno drastiche.
Secondo Regling, la missione congiunta di esperti Ue e Fmi incominciata ieri a Dublino durerà “circa due settimane”. Quindici giorni saranno necessario per valutare i bisogni di liquidità irlandesi, al termine della quale potrebbe scattare ufficialmente la richiesta di aiuto seguita da una “approvazione all’unimità” dei ministri delle finanze dei paesi dell’Eurogruppo. Che la sindrome irlandese covasse da tempo era cosa nota. “A metà settembre avevamo messo in guaria il processo molto costoso di ristrutturazione del settore bancario, guidato da Anglo Irish Bank”, esordiscono così nel report odierno Antonio Garcia Pascual e Piero Ghezzi di Barclays Capital.
Qualche mese è passato. E alla domanda se qualcosa è cambiato? Gli esperti rispondono: “adesso i mercati finanziari sono diventati più sensibili alle vicende delle banche e allo spauracchio di un possibile contagio ai Paesi della periferia europea”. A loro avviso “trovare una soluzione ai problemi delle banche è condizione sine qua non per dare avvio a una ripresa dell’economia irlandese”. “Una mancata risoluzione dei problemi del sistema finanziario – avvertono – potrebbe portare a un ciclo negativo, a causa delle incertezze sulla salute del sistema finanziario, alle prospettive di una crescita anemica nel medio termine”.