Alitalia, mai così vicina alla fine
L’agonia di Alitalia proseguirà per tutto il week end alla ricerca disperata di un appiglio al quale aggrapparsi dopo il ritiro dell’offerta della cordata di imprenditori italiani riuniti nella Cai, la Compagnia aerea italiana. I nomi che circolano attorno agli aeromobili dell’aerolinea sono già noti: Air France-Klm, prescelta dal governo di centrosinistra prima delle elezioni e la cui offerta era stata affossata dall’opposizione delle parti sociali e del centrodestra, Lufthansa, che pur senza aver mai assunto impegni concreti ha sottolineato a più riprese l’importanza del mercato italiano e ha dichiarato più volte di essere interessata e British Airways. Tutte avevano ventilato la possibilità di acquisire quote di minoranza se l’operazione Cai avesse avuto successo. Più difficilmente avanzeranno ora un’offerta per tenere in vita Alitalia considerato anche il peggioramento dello scenario economico globale e le difficoltà sui mercati del credito.
Lo si vedrà nel corso del fine settimana durante il quale la compagnia di bandiera continuerà a volare andando a esaurire la poca liquidità che ancora rimane in cassa. Con una perdita di due milioni di euro al giorno dei 30-50 milioni di euro che il commissario Augusto Fantozzi aveva stimato essere ancora disponibili al 7 settembre scorso, ne rimangono ben pochi. Settimana prossima, in assenza di un piano di salvataggio, Alitalia potrebbe rimanere definitivamente a piedi. E’ infatti previsto per le dieci del mattino di lunedì l’incontro tra il presidente dell’Enac, Vito Riggio, e il commissario straordinario Fantozzi per la verifica della presenza dei requisiti richiesti per continuare a volare. Alitalia in questo momento sta sfruttando una licenza provvisoria della durata di due mesi e se dall’istruttoria dell’Enac emergerà l’impossibilità di garantire tutte le operazioni necessarie alla sicurezza dei voli, dal carburante ai controlli, gli aeromobili rimarranno a terra.
Nel frattempo il commissario straordinario ha iniziato le procedure per la cassa integrazione di parte dei dipendenti Alitalia e a terra sono già rimasti trentaquattro velivoli tra i più “anziani” della flotta. Se il processo non dovesse essere congelato, piano piano tutta la compagnia si fermerebbe e Fantozzi sarebbe costretto a procedere con la cessione degli asset della compagnia, compresi i preziosi slot e le rotte servite. Alcune manifestazioni di interesse sono già state avanzate per i servizi di manutenzione e la divisione cargo.