Alitalia, Calenda: è e deve rimanere privata. Confindustria: con debito Italia pochi soldi pubblici

No all’ipotesi di nazionalizzare Alitalia. La compagnia aerea “è e deve deve rimanere una compagnia privata e l’impatto per il bilancio dello Stato deve essere ridotto al minimo indispensabile”. E’ quanto ha detto il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, in question time, interrogato anche sulla possibilità di un’acquisto di una quota rilevante del capitale della compagnia aerea in difficoltà da parte dello Stato, al fine di salvarla e di contribuire al suo rilancio.
Calenda ha motivato il no alla nazionalizzazione sia con la necessità di “rispettare le regole europee”, sia, “soprattutto, perché abbiamo numerose evidenze di quali siano stati in passato i risultati anche della gestione pubblica e i costi conseguenti sostenuti dai contribuenti italiani negli ultimi decenni per sostenerla”.
Quello che intende fare il governo è supportare, “nei limiti di quanto prima detto, il processo di ristrutturazione e di rilancio e vigilare sull’attuazione del piano industriale”.
Lo stesso Vincenzo Boccia, numero uno di Confindustria, aveva commentato così la possibilità di un intervento della Cassa Depositi e Presti per salvare la compagnia aerea:
“Sui soldi pubblici, visto che ce ne sono pochi, indichiamo una strada della selettività”. E aveva aggiunto: “lasciamo alla sensibilità del governo le strategie, però stiamo attenti perché avendo un debito pubblico che è quello che è, non mi sembra che abbiamo grandi margini di manovra per permetterci il lusso di fare operazioni che vanno poi a danno del deficit. Verifichiamo quali sono le dimensioni strategiche, forse è presto per parlarne”.
Nel question time alla Camera Calenda ha anche affrontato il tema del taglio dei costi proposto dai vertici dell’azienda, che si tradurrà in 2.037 esuberi soltanto tra il personale di terra.
“Il taglio dei costi, necessario per avere i conti in equilibrio non può scaricarsi solo sul personale ma deve riguardare l’intero perimetro della gestione. La gestione degli esuberi ed eventuali modifiche al contratto devono passare attraverso un confronto con i sindacati che si deve svolgere in una sede governativa”.
A tal proposito, Calenda ha ricordato che “gli azionisti e i creditori di Alitalia considerano l’accordo con i sindacati su quest’ultimo punto come condizione necessaria per varare la manovra finanziaria indispensabile per mettere in sicurezza la compagnia”. Il ministro ha inoltre reso noto che “da oggi (ieri per chi legge) alla fine del mese si terranno sei riunioni in cui si analizzeranno anche in dettaglio misure, ipotesi e numeri presentati nel Piano e il risultato degli incontri sarà esaminato alla fine della prossima settimana dai tre ministri responsabili”