Notizie Notizie Italia ABI, Patuelli: stress test non sono Tavole di Mosè. Nuovi strumenti non creino nuove crisi

ABI, Patuelli: stress test non sono Tavole di Mosè. Nuovi strumenti non creino nuove crisi

12 Luglio 2017 13:18

Ok alle regole sulle banche, ma senza esagerare. Qualche ora dopo l’ok che l’Ecofin ha dato al piano della Commissione europea sulla gestione degli NPL – piano che conferirà ulteriori poteri alla Bce – un freno all’eccessiva regolamentazione del settore arriva da Antonio Patuelli, numero uno dell’ABI. Che afferma, tra le altre cose, che gli stress test non sono le Tavole di Mosé.

Patuelli lancia  un avvertimento, affermando, in occasione dell’assemblea annuale dell’Associazione Bancaria Italiana, che le regole introdotte dall’Unione bancaria in Europa hanno portato “traumi e costi eccessivi”, quando il loro compito è di prevenire le crisi, non crearle. Trattandosi di “normative sperimentali”,  le “critiche giuridiche a queste regole” devono essere tenute, insomma, in considerazione, visto che “non si tratta delle Tavole di Mosè nè di norme costituzionali”.

Parla nel corso dell’assemblea dell’Abi anche Ignazio Visco, numero uno di Bankitalia.

Visco conferma che,”nell’ultimo decennio, la redditività delle banche europee si è fortemente ridotta”. Il motivo?

“La recessione e la crisi dei debiti sovrani hanno avuto pesanti ripercussioni sui conti economici degli intermediari la cui attività è incentrata sul credito all’economia”. Nel caso specifico dell’Italia, “il calo degli utili del settore bancario è stato particolarmente pronunciato; il rendimento del capitale, attorno al 10% alla metà dello scorso decennio, è stato, al netto di fattori eccezionali, pressochè nullo negli ultimi cinque esercizi”. Visco invita dunque gli istituti di credito a migliorare il profilo di redditività, continuando a concentarsi anche sul taglio dei costi e delle remunerazioni a “tutti i livelli”.

Fa notare come dal 2008 il numero dei dipendenti sia sceso del 12%  e parla di un “processo destinato a proseguire, anche con il ricorso a ben calibrate misure di accompagnamento all’interruzione anticipata del rapporto di lavoro”.

Guardando in avanti, il governatore è fiducioso sulle prospettive del sistema bancario italiano ed europeo: la costituzione di bad bank nazionali che gestiscano il problema degli NPL viene salutata con favore, così come lo sviluppo di un mercato secondario, in cui i crediti deteriorati possano essere scambiati, senza essere necessariamente svenduti.

A tal proposito il numero uno di Bankitalia auspica che il prezzo di trasferimento degli asset deteriorati non sia “troppo distante dal loro reale valore economico”. Per gli NPL italiani, Visco prevede inoltre che “le operazioni di cessione e cartolarizzazione attualmente in corso determineranno una ulteriore marcata flessione delle esposizioni deteriorate nette”, al punto che, “nei prossimi 12 mesi la loro incidenza potrà scendere al di sotto dell’8%” del totale dei prestiti. Un bel risultato, se lo si paragona al 9,2% del mese di marzo e, soprattutto, al record dell’11,4% testato nella seconda metà del 2015.

Certo, in Italia “molto rimane da fare per raggiungere una configurazione del settore in cui le banche siano in grado di generare utili adeguati a sostenere i livelli di patrimonializzazione richiesti dalle regole, a tutela della stabilità dei singoli intermediari e del sistema nel suo complesso”. Ma non c’è dubbio che anche per Visco il fatto che le “situazioni aziendali dissestate” di alcune banche italiane siano state affrontate e risolte – riferimento a Mps e banche venete -, unito all’apporto positivo della ripresa economica, stia “dissipando i rischi sulla tenuta del sistema”.

Tuttavia, così come Patuelli, anche il governatore di Bankitalia dice altolà all’eccessiva supervisione da parte delle autorità di vigilanza. “Le autorità di vigilanza – ammonisce – non possono sostituirsi agli amministratori delle banche nella definizione delle decisioni di impresa”.

Tornando a Patuelli, il presidente dell’Abi invita inoltre le autorità europee a non ostacolare “le tante moratorie delle banche alle imprese e alla famiglie che attenuano in Italia gli effetti della crisi”.