Abi: banche italiane solide, ma redditività è ancora in calo complice debole ripresa
Qualche segnale di ripresa, ma permangono deboli le prospettive di crescita per le banche italiane. E’ quanto emerge dal Rapporto di Previsione AFO-Financial Outlook per il biennio 2014-15 diffuso oggi dall’ABI. L’associazione bancaria rimarca come gli istituti di credito tricolori siano alle prese con il peggioramento della qualità dell’attivo e una normativa prudenziale sempre più pervasiva.
Debole congiuntura pesa sui conti economici delle banche
Il rapporto AFO pone l’accento sulla necessità di nuovi sforzi della politica economica per dare vigore alla crescita e per confermare le prospettive di uscita dalla fase recessiva. Secondo le stime dell’Ufficio Analisi Economiche dell’Associazione bancaria e dei centri studi delle maggiori banche italiane, le incertezze congiunturali si traducono in poco brillanti prospettive di crescita per l’Area dell’Euro che a fine 2013 registrerà una contrazione dello 0,4% del Pil e per l’Italia che chiuderà l’anno con una riduzione pari all’1,8% con un ritorno in positivo nel prossimo biennio: +0,6 nel 2014 e +1,3% nel 2015. In tale difficile contesto, le banche italiane devono fare i conti con l’ulteriore peggioramento del conto economico, con la caduta strutturale della capacità di risparmio delle famiglie, con un’architettura regolamentare sempre più pervasiva.
“Siamo di fronte ad un momento di svolta – ha dichiarato il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini – stiamo uscendo dalla recessione, ma la ripresa deve essere sostenuta, ognuno deve fare la sua parte. Anche il mondo bancario è consapevole che c’è bisogno di un cambio di marcia, la crisi ha trasformato i modelli di gestione ed anche le banche si devono adeguare per poter così ritrovare la forza reddituale che oggi non hanno e confermare la forza patrimoniale che stanno invece dimostrando di avere. Ritornare ad avere entrambe queste caratteristiche sarà il modo migliore per uscire rafforzati da un biennio, il 2014-15, che sarà decisivo anche in vista dei profondi mutamenti negli assetti regolamentari e di supervisione. Il 2014 sarà un anno d’esami, e noi siamo ottimisti che la valutazione degli attivi bancari che la Bce effettuerà nei prossimi mesi non riserverà sorprese per le banche italiane”.
Prospettive per il sistema bancario
Le analisi del Rapporto AFO indicano che nel futuro prossimo si potrebbe invertire il trend negativo che ha a lungo accompagnato l’acquisto di attività finanziarie da parte delle famiglie, ma perfino in questa favorevole ipotesi il flusso di risparmio difficilmente potrà consentire una buona crescita degli impieghi e, contemporaneamente, il riassorbimento del funding gap, stante oltre ai vincoli macroeconomici anche quelli regolamentari derivanti, per esempio, dall’introduzione del bail-in.
L’Abi rimarca come le banche italiane, alle prese con la più dura crisi economica dal dopoguerra, devono risolvere complicati equilibri tra obiettivi gestionali e prudenziali tra di loro spesso confliggenti (es. crescita del credito e riassorbimento del funding gap,). Nella seconda metà del 2013 è continuata la riduzione dei prestiti a residenti coerentemente con il ridotto volume di attività economica e con gli andamenti prevalenti in Europa. In un contesto di bassa crescita economica si confermano le previsioni sulla dinamica degli impieghi, con ulteriore fattore di freno dovuto all’elevato livello raggiunto dal rischio creditizio, soprattutto per quel che riguarda le imprese. Il Rapporto prevede che se sul fronte dei flussi (nuovi crediti in sofferenza in rapporto ai crediti in essere) il punto di massima crescita potrebbe essere stato raggiunto, l’incidenza dello stock dei crediti problematici sul totale tenderà ad aumentare lungo tutto il periodo di previsione, sfiorando a fine 2015 i livelli massimi di metà anni novanta.
Utili ancora sotto pressione
In calo anche le stime sugli utili netti, previsti nel triennio 2013-2015 in media d’anno ad un valore di poco superiore ai 3,6 miliardi di euro, rispetto ad una stima precedente di 5,5 miliardi. In tal modo il Roe, dopo il valore nullo atteso per quest’anno, dovrebbe presentare una dinamica molto contenuta rimanendo al di sotto del 2% nel 2015, cioè ancora al di sotto dei depressi livelli raggiunti nel 2008. A pesare sono anche gli elevati accantonamenti necessari a fronteggiare il rischio i quali, nel periodo di previsione sottrarrebbero risorse per oltre 70 miliardi di euro, pari all’80% del risultato di gestione.