News Notizie Italia Abi: 8 banche su 10 sono attive sui social network

Abi: 8 banche su 10 sono attive sui social network

Pubblicato 10 Novembre 2015 Aggiornato 19 Luglio 2022 15:56
Le banche italiane sono sempre più "social". Secondo un'indagine realizzata dall'Abi in collaborazione con KPMG Advisory su istituti di credito che rappresentano il 75% del totale attivo del settore, l'85% delle banche intervistate è presente sui canali social e un ulteriore 7% è pronto ad esserlo nel prossimo anno. Otto banche su dieci sono quindi già presenti sui social e, se si considerano quelle che hanno in programma di esserlo a breve, nove banche su dieci sono interessate al tema. Insomma, l'orizzonte è social, nel senso che le banche guardano con attenzione al mondo dei social network, come Facebook, YouTube, Twitter e LinkedIn, i grandi aggregatori di contatti e relazioni che permettono la comunicazione e la condivisione di testi, immagini e video. Quanto a temi delle conversazioni social si toccano aree molto varie, non solo quella economica. Ad esempio, la promozione dell'arte e della cultura, lo sport, il turismo, i viaggi sono di interesse e possono essere utili per ingaggiare le persone. A ciò si aggiungono naturalmente tutti i classici argomenti economico-finanziari. La pianificazione dei contenuti da veicolare è un'attività sempre più rilevante: 83% delle banche ha definito un piano editoriale per i social media.
La gestione dei canali social viene considerata strategica da parte degli istituti di credito. Stando ai dati dell'indagine presentata oggi, il 97% ne mantiene il controllo, con un team totalmente interno oppure attraverso un team misto, composto da risorse della banca affiancate da agenzie/società esterne. Dal punto di vista organizzativo, la prospettiva è multidisciplinare e multifunzionale, con il coinvolgimento soprattutto delle funzioni marketing e commerciali, seguite dalle unità dedicate alla comunicazione e alle relazioni esterne. L'introduzione dei canali social ha portato cambiamenti organizzativi, ma soprattutto culturali con la diffusione di nuove forme di comunicazione 'orizzontali', basate sulle competenze e del coinvolgimento 'diffuso' delle risorse nelle scelte aziendali.