Analisi operative Ubi, il 2010 si chiude con un segnale di vendita

Ubi, il 2010 si chiude con un segnale di vendita

30 Dicembre 2010 10:06

L’avvio incerto del Ftse Mib nell’ultima seduta dell’anno porta con se implicazioni negative per numerosi titoli, specie per quelli del comparto finanziario. Non scappa a questo contesto nemmeno Ubi banca che dopo la pausa natalizia ha visto il proprio quadro grafico, già non roseo in precedenza, deteriorarsi ulteriormente. L’istituto bergamasco ha infatti violato al ribasso il 28 dicembre la trendline ascendente di breve periodo disegnata con i minimi crescenti del 30 novembre e del 17 dicembre. Oltre a tale elemento grafico, vi è un’altra considerazione grafica che spinge ad avere una visione short sul titolo: in occasione del top intraday registrato a 7,095 euro lo scorso 14 dicembre si è completato il pull back tecnico della trendline rialzista di lungo periodo violata al ribasso nel corso della seduta del 22 novembre. La trend in questione, che aveva guidato i corsi azionari della banca lungo tutto il 2010, è stata tracciata unendo i minimi del 7 giugno, del 30 settembre e dell’11 novembre. Il sell off che ha colpito i mercati nella seconda parte del mese scorso aveva peraltro fatto scivolare i titoli del gruppo guidato da Corrado Faissola sotto i supporti statici rappresentati dal low 2010 a 6,51 euro. All’interno di questo scenario particolarmente negativo si segnala infine come un altro indicatore è impostato al ribasso: tutte le medie, sia veloci come quella a 14 periodi sia lente come quella a 200 periodi, sono state incrociate nelle ultime settimane dall’alto verso il basso. A questo punto in base alle indicazioni ricavate dall’analisi è dunque possibile implementare una strategia ribassista in caso di cedimento dei supporti statici di breve a 6,655 euro. Chi volesse avere una visione più conservativa può peraltro collocare i propri ordini all’altezza del minimo del 27 dicembre a 6,71 euro. In entrambi i casi lo stop si ha a 6,94 euro mentre i target sono dapprima a 6,415 euro e successivamente all’altezza dei low segnati nel marzo 2009 a 5,675 euro. Il primo target è stato calcolato estendendo all’ingiù la stessa ampiezza della gamba ribassista fatta segnare a cavallo tra le sedute del 14 e 17 dicembre, il secondo target invece prende atto che l’estensione dell’eventuale doppio massimo che si completerebbe con il cedimento di 6,605 euro farebbe scivolare il titolo sotto i recenti minimi. Il low di marzo 2009 è in tal senso l’unico appiglio grafico sotto la soglia dei 6,275 euro registrati lo scorso 30 novembre.


Riccardo Designori