Azimut, il quadro grafico dice sell
Impostazione tecnica deteriorata per Azimut. La società di asset management non riesce a ritrovare la forza per riportarsi sopra il fondamentale supporto fornito da area 7,50 euro. Da quando lo scorso 14 maggio il titolo è scivolato definitivamente sotto tale soglia, le contrattazioni hanno continuato a oscillare nell’intervallo compreso tra il massimo di 7,62 del 15 giugno e il minimo di 6,35/6,36. Quest’ultimo valore è già stato peraltro testato tre volte, rispettivamente il 25 maggio, il 7 giugno e l’1 luglio. Al di là di questo tergiversare in questo range, quello che va rimarcato è come nel corso periodo compreso tra il settembre 2009 e il maggio 2010 le azioni hanno costruito un’importante figura ribassista identificabile come triplo massimo. Considerando che la base della figura è rappresentata da 7,50 euro e che i tre top hanno sempre sfiorato la soglia psicologica dei 10 euro, il target ribassista calcolato utilizzando l’estensione di Fibonacci è individuabile nell’intorno dei 5 euro. A sostegno di questa visione vi è proprio il recente andamento borsistico. Oltre al fatto che le quotazioni si tengono sotto la trend line ribassista ottenuta unendo i top del 12 aprile a 9,7325 e dell’8 luglio a 7,15, l’andamento del titolo sembra improntato alla costruzione di un ulteriore testa e spalla ribassista di ampiezza pari a 1,26 euro. Anche in questo caso la rottura al ribasso del supporto di 6,36 euro darebbe come target area 5 euro. A livello operativo si consiglia quindi di aprire posizioni short in prossimità di 6,90 euro con stop alla violazione rialzista del massimo di 7,15. Per chi si aspettasse un nuovo test dei supporti ma non credesse nella prosecuzione del movimento ribassista, il target più naturale è rappresentato proprio da 6,36 euro. Chi invece avesse una visione più negativa potrebbe scommettere sulla rottura al ribasso dei supporti e posizionare il proprio obiettivo di uscita in ara 5,70/5,80, ossia i supporti lasciati dal titolo nel corso del luglio 2009. Non va però dimenticato l’obiettivo del triplo massimo nell’intorno di 5 euro e quindi i più ambiziosi possono addirittura mirare 4,15 euro, minimo proveniente dal 13 gennaio dello scorso anno. In questo contesto negativo un cambiamento di umore degli investitori si avrebbe solo con un ritorno costante sopra la soglia dei 7,50 euro.
Riccardo Designori