Bpvi: perdita di 1,9 miliardi e fuga depositi. Spettro bail-in banche venete, a rischio 13 miliardi di bond senior
Crescono i timori sulla sorte delle banche venete, dopo gli ultimi numeri diffusi nella serata di ieri, relativi sia alle adesioni degli azionisti azzerati alle offerte degli istituti, sia al bilancio di Bpvi. Un bilancio, che è contrassegnato da una perdita monstre di 1,9 miliardi di euro nel 2016.
Tanto che la banca chiede nuovamente alla Bce di poter essere salvata con i soldi dello Stato, attraverso la ricapitalizzazione precauzionale. Riguardo al tasso di adesione dei soci alla proposta di risarcimento di Pop Vicenza, questo si ferma al 71,9%: sicuramente più alto rispetto alle previsioni, ma ancora al di sotto di quella soglia dell’80% considerata necessaria per ricevere l’ok di Bce e Ue per il salvataggio con soldi pubblici.
Sul risultato di bilancio, è la stessa banca a rivelare che hanno inciso negativamente accantonamenti e rettifiche per 1,72 miliardi di euro. Nel chiedere gli aiuti di Stato, nella nota si legge che il ricorso è “un processo articolato e complesso, che richiede la preventiva decisione della Direzione Generale della Concorrenza (DG Comp) della Commissione Europea sulla compatibilità dell’intervento con la normativa in materia di aiuti di Stato i cui esiti sono allo stato incerti”.
Tuttavia, è chiaro come la banca individui nell’intervento statale l’unico modo per salvarsi:
“Il rafforzamento patrimoniale rappresenta un presupposto per la continuità aziendale e per il positivo completamento dell’operazione di fusione”.
Tra l’altro alto è l’alert sul peggioramento della liquidità nel mese di marzo, a causa “della significativa uscita di raccolta commerciale a seguito dei timori di bail-in connessi alle incertezze sul processo di ricapitalizzazione”.
Tradotto, Popolare di Vicenza fa i conti con una fuga di depositi.
Nel 2016 la raccolta diretta aveva giù subito una flessione del 14,4% a 18,8 miliardi a causa degli “impatti reputazionali” sulla banca. Che ora, proprio per le condizioni in cui versa la liquidità, chiede al ministero dell’Economia e a Bankitalia l’autorizzazione a emettere altri titoli con garanzia statale fino a un massimo di 2,2 miliardi con una durata di 3 anni.
Riguardo al tasso di adesione alle offerte di risarcimento ai soci azzerati, “il cda ha espresso la propria soddisfazione, ancorché non sia stata raggiunta la soglia di adesioni dell’80% prevista nel Regolamento dell’Offerta”, che implica il versamento di 9 euro per azione agli azionisti che hanno deciso di aderire.
Il consiglio di amministrazione “ha quindi chiesto alle strutture della banca di completare nel minor tempo possibile i controlli necessari per disporre di un dato certo e definitivo circa il risultato dell’offerta, così da consentire, per quanto possibile in occasione della riunione consiliare del 13 aprile di decidere in merito alla rinuncia alla condizione sospensiva rappresentata dal raggiungimento della soglia dell’80% delle adesioni e di procedere, conseguentemente, al versamento del riconoscimento economico di 9 euro per azione spettante agli azionisti che abbiano aderito”.
Diffusi anche i risultati della proposta di Veneto Banca, che in questo caso sono peggiori, con il tasso di adesione che si ferma al 68,2%. Nella nota di Veneto Banca si legge che:
“Le strutture della Banca completeranno nel minor tempo possibile i controlli necessari per disporre di un dato certo e definitivo circa il risultato dell’Offerta, così da consentire, in occasione della riunione del Cda dell’11 aprile, di decidere in merito alla rinuncia alla condizione sospensiva rappresentata dal raggiungimento della soglia dell’80% delle adesioni e di procedere, conseguentemente, al versamento del riconoscimento economico spettante agli azionisti che abbiano aderito all’Offerta”.
Ancora: “La banca ha deciso di costituire un fondo per complessivi 30 milioni di euro a sostegno degli azionisti che versano in condizioni disagiate. L’iniziativa, subordinata all’efficacia dell’Offerta di Transazione, si basa sulla consapevolezza della presenza di situazioni di impoverimento e grave disagio sociale che coinvolgono alcuni azionisti risparmiatori di Veneto Banca, oltreché sulla forte volontà di ricostruire un rapporto di fiducia tra la Banca e i suoi soci risparmiatori”.
Veneto Banca comunica anche che Banca Intermobiliare (Bim) uscirà dal gruppo. Si legge che il cda “ha deliberato di individuare i propri advisor finanziari e legali per determinare senza indugio le modalità attraverso cui consentire a Bim di proseguire il proprio percorso di sviluppo in modo autonomo dal gruppo Veneto Banca, realizzando una operazione di valorizzazione della partecipazione, nell’ottica del deconsolidamento, finalizzata a salvaguardare in parallelo tanto il patrimonio della banca quanto quello di tutti gli altri azionisti e stakeholder, inclusi i dipendenti”.
Bail-in più probabile?
Il destino delle due banche, a questo punto, è nelle mani delle autorità europee. Con perdite del genere si rafforza l’ipotesi bail-in in quanto, come ha detto anche l’altro giorno Daniele Nouy, numero uno del Single Supervisory Mechanism della Bce, riferendosi alla solvibilità di MPS, Mps è solvibile “altrimenti non staremmo a parlare qui di ricapitalizzazione precauzionale”.
Le due banche venete, in poche parole, hanno bisogno di presentarsi all’appello sane e solvibili, altrimenti vengono a cadere gli stessi presupposti per l’ok al salvataggio di stato.
Diversi opinionisti parlano ormai di un destino già deciso, quello del bail-in, che tra l’altro azzererebbe in primis il Fondo Atlante, che ha salvato gli istituti con un investimento di tre miliardi di euro. In base all’istituto del bail-in, sono proprio gli azionisti, infatti, le prime vittime designate.
Seguono i detentori delle obbligazioni subordinate e i correntisti con depositi per un valore superiore a 100.000 euro. Ma qui a rischio, come ha fatto notare anche JP Morgan, sono pure i bond senior, tanto che come conferma oggi Il Sole 24 Ore, alta è l’attenzione dei 170.000 soci degli istituti su 13 miliardi di bond senior. L’allarme sui bond senior era stato lanciato anche da Axel Finsterbush, strategist di JP Morgan. Già qualche settimana fa l’esperto considerava decisamente poco probabile il sì delle autorità europee al processo di ricapitalizzazione delle banche.
Secondo l’esperto, le autorità europee potrebbero rispondere insomma no alla richiesta di salvataggio dei due istituti, che lo scorso mese hanno presentato un piano che prevede aiuti di Stato per un valore fino a 3,3 miliardi di euro e una conversione di bond subordinati per un valore di circa 1,2 miliardi di euro. E, in caso di no dell’Ue a Popolare di Vicenza e Veneto Banca, i bond senior – detenuti da diversi piccoli risparmiatori – potrebbero essere a rischio in quanto finirebbero con molta probabilità a essere sottoposti alla conversione in azioni. Tant’è che Finsterbuch consigliava, già all’inizio di marzo, di liberarsene.