22 maggio 2006 - Corriere Economia
Facchini e la gita a Venezia.
di Mario Gerevini
Chissà la faccia degli altri passeggeri quando una pattuglia della Guardia di Finanza, come in un film, ha bloccato l'aereo in pista di decollo. Sono saliti abordo e hanno prelevato il distinto signore con la faccia da ragazzo che sedeva in "Business Class". Voleva scappare a Hong Kong Gianluigi Facchini, il principale responsabile del crac della Finpart, la holding della moda (marchi Cerruti, Pepper, Frette, Monclair) fallita nell'ottobre del 2005.
E' finito a San Vittore con l'accusa di bancarotta fraudolenta insieme a quelli che la Procura di Milano ritiene siano stati i principali co-protagonisti del dissesto, ovvero l'ex direttore generale della Banca Popolare dell'Intra, Giovanni Brumara, e l'immobiliarista Gianni Mazzola (il quarto arresto, quello dell'imprenditore Michele Paoloni, è per vicende periferiche al crac).
Il gruppo Finpart in pochi anni è stato assemblato con acquisizioni a ripetizione e contemporanemanteè stato letteralmente spolpato di tutto tranne che dell'unica cosa che non si poteva "succhiare": il valore dei marchi. Ovviamente, è quasi una prassi ormai, abbiamo assistito al balletto inutile intorno al bond che scadeva (200 milioni), poi al cerimoniale dei piani di rilancio e delle banche d'affari che si succedevano al capezzale dell'azienda, nel frattempo passata dalle mani di Facchini a Mazzola. Dalle macerie emerge un mondo di malaffare che non è ancora del tutto illuminato. Qui di seguito tentiamo di rispondere a una domanda: dove è andato Facchini dopo Finpart(lasciata nell'estate 2004) e dove ha messo i suoi soldi? Si diceva da un po' di tempo che il commercialista di Lecco frequentasse gli uffici del Gruppo Boscolo in Via Manzoni a Milano. Il gruppo Boscolo, controllato dall'omonima famiglia veneziana, è uno dei più importanti e quotati operatori del turismo, proprietario, tra l'altro, di una catena di hotel di prima classe. Facchini, stando sempre al "si dice", si occupava per conto di Boscolo di transazioni immobiliari.
Tuttavia, sviluppando alcune tracce contenute nelle carte dell'inchiesta, si arriva molto più lontano. Si arriva ad ipotizzare che Facchini e la moglie, Paola del Curto, abbiano trovato non solo asilo nel gruppo Boscolo (è legittimo, del resto) ma abbiano investito i loro soldi in una società che era della stessa Boscolo: mettiamo insieme i vari tasselli. Su un numero telefonico interno della Boscolo, a Milano, il 15 febbraio scorso viene intercettato una conversazione tra Facchini e la sua segretaria (lo era anche in Finpart). Il manager è chiaramente seccato che la segretaria, sentita daia magistrati, ha rivelato che andando via da Finpart aveva portato due scatoloni in Piazza Castello 21. Segretaria: "Ci sono tutti i cosi dei viaggi, sono li eh". Facchini: " Si ho capito, allora vanno messi in via Mercato punto e basta perchè sono roba mia non cetntra niente con con quella roba li...capito? Se riusciamo a separarli basta" Il giorno dopo setesso numero. Segretaria : " Ho messo via tutto qua!". Facchini: "Ma tutto tutto?": Segrataria:" Tutto !Tutto!... non sono riuscita a parlare con il signor Boscolo ... eh, bisogna dirglielo secondo me!". Facchini:"Di cosa? DI questa situazione?. Segretaria:"Eh si!". Sempre il 16 febbraio, alle ore 21.41, Facchini è al telefono con la moglie e le dice: "Io ho preso anche impegni negli Stati Uniti.. sto parlando con persone sto vedendo persone per ricostruire un certo tipo di vita...di...di lavoro...sto prendendo degli incarichi...adesso devo mollare tutto un'atra volta". E' lo sfogo di chi sente il fiato sul collo dei magistrati. Ma di quali incarichi parla Facchini? "Ho fatto uno di quei lavori Paola... cioè voglio dire...fare cinquemila passeggeri l'anno... di alto livello... oggi ne facciamo cinquecento negliStati Uniti... vuol dire fare esattamente sei volte tutto il fatturato... vuol dire far dieci milioni solo con gli Stati Uniti". Passeggeri uguale viaggi. Guarda caso la moglie (ex consigliere e dirigente Finpart, anche lei indagata), è direttore generale di Rallo WorldWide, che fino apochi mesi fa apparteneva al gruppo Boscolo. Rallo è un tour operator di fascia alta, specializzato in viaggi fuori dall'Europa, soprattutto Medio Oriente e Americhe. A dicembre sono entrati nuovi consiglieri tra cui, con la qualifica di amministratore delegato, tale Luigi Augusto Pedrotti, un professionista ben conosciuto da Facchini. Nel frattempo la Rallo Worldwide passa di mano, secondo quanto annunciato ufficilamente: esce Boscolo ed entra lo sconosciuto fondo americano Italian Luxury Lifestyle del gruppo Impact Capital Partners. L'operazione avviene tramite la società londinese Kalidex che dovrebbe essere, quindi il veicolo utilizzato dal fondo. Kalidex compra le quote del gruppo Boscolo e della Hotel Resort & Development (Hrd). Di chi è la Hrd? Un anno prima (gennaio 2005) la società di consulenza aziendale era stata comprata dalla Cisi Limited una società inglese che ha il medesimo domicilio della Kalidex. Due finanziarie gemelle, dunque: una ha comprato la Rallo, l'altra la Hrd. E chi ci lavora in Hrd? La segretaria di Facchini e lo stesso manager. Con uno dei professionisti di fiducia. Facchini in una telefonata intercettata, dice: "parlando del concetto di ...Hrd e Icis (probabilmente Cisi, ndr) come società di consulenza... capisci che io avevo bisogno di una società... di un luogo dove domiciliare i miei contratti con Boscolo e con la GS... no?". Il professionista poi afferma, riferendosi forse alla Procura: " Loro... lì loro stanno cercando... che è uscito in fin part eh...". L'influenza della famiglia Facchini-Del Curto sulla Rallo, quasi fossero loro i padroni e non il fondo americano, è ancora più evidente da questa curiosa operazione, chiusa da poche settimane: Rallo Worldwide ha comprato il 52% del noto ristorante bergamasco Taverna del Colleoni.
Che cosa ci faccia un ristorante nel portafoglio di un tour operator non è chiaro mapoi si scopre che fino a poco tempo fa quel 52% era della lussemburghese Gsr riconducibile a Facchini e amministrata da Brunello Donati, un fiduciario svizzero al quale faceva capo, tra l'altro, una delle società di copertura dei conti segreti di Giampiero Fiorani.
La complessità delle rete di professionisti e società-schermo è proporzionale all'esigenza di copertura. Ma piano piano l'edificio sta crollando.